Catanzaro, Crotone, Vibo

Martedì 30 Aprile 2024

Strage di Cutro, i fari della Procura sui soccorsi di Gdf e Guardia costiera

 
 
 
 
 

Non solo il naufragio. Adesso la Procura di Crotone ha deciso di indagare anche sui mancati soccorsi al barcone che domenica scorsa s’è schiantato e affondato al largo di Steccato di Cutro, causando la morte di almeno 68 migranti oltre a decine di dispersi (tra le 54 vittime identificate, 48 sono di nazionalità afgana, tre pakistana, una siriana, una palestinese e una tunisina). Si tratta di un secondo fascicolo d’inchiesta, al momento a carico di ignoti, che si affianca a quello iniziale aperto su omicidio e naufragio colposi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dopo la tragedia del mare. Ma quanto prima verrà formulata l’ipotesi di reato di omissione di soccorso. Il sostituto procuratore Pasquale Festa, titolare dell’attività investigativa, è infatti prossimo a delegare i carabinieri di Crotone ad effettuare una serie di verifiche mirate ad accertare se ci sono state eventuali omissioni e responsabilità nella catena di soccorso del caicco partito dalla Turchia sul quale hanno viaggiato circa 180 profughi. Ecco perché, già nei prossimi giorni, l’Ufficio inquirente diretto dal procuratore Giuseppe Capoccia acquisirà i documenti e relazioni che sono in mano alla Guardia di finanza (che avrebbe fatto uscire due propri mezzi in mare alle 2.20 di domenica poi rientrati un'ora dopo a causa delle pessime condizioni meteo marine) e alla Capitaneria di porto di Crotone. L’obiettivo è quello di mettere in fila i tasselli per risalire alla ricostruzione oraria della vicenda e alle comunicazioni di servizio rese da entrambi i corpi militari. Si parte dalla segnalazione di Frontex che, all’alba del 26 febbraio, ha segnalato la presenza dell’imbarcazione a 40 miglia dalla costa di Cutro che da lì a qualche ora sarebbe andata ad infrangersi contro una secca. E il tutto – secondo una prima valutazione – sarebbe avvenuto in assenza di un Sos e dell’attivazione delle procedure Sar di ricerca e salvataggio. A questo si aggiunge poi il messaggio di allerta lanciato 23 ore prima del naufragio - e 17 ore prima dell'avvistamento del natante - da parte del Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi della Guardia costiera «a tutte le navi in transito nel mare Ionio» per un’imbarcazione in difficoltà. Che, però, non sarebbe stato identificato nel barcone affondato. Infatti, resta da chiarire perché non è stato attivato l’iter Sar e per quale motivo non è partita l’operazione di soccorso. La mail di Frontex non avrebbe reso noto il numero di presenze a bordo oltre che avrebbe parlato di una «buona galleggiabilità». Elementi, questi, che ora saranno esaminati dalla Procura di Crotone. Intanto, la giudice delle indagini preliminari del Tribunale dei minori di Catanzaro, Donatella Garcea, ha convalidato il fermo del quarto presunto scafista, un ragazzo di 17 anni originario del Pakistan, per il quale è stata contestualmente disposto il trasferimento in un istituto di pena minorile. Il motivo? La gip ha riconosciuto in capo al 17enne (difeso dall’avvocato Salvatore Perri) un ruolo nell’organizzazione del viaggio dei migranti sia prima che il barcone partisse dalle coste turche, sia per la «disinvoltura» mostrata durante la navigazione. L’altro giorno, invece, il gip del Tribunale di Crotone, Michele Ciociola, aveva convalidato i fermi e disposto l’arresto per gli altri due ipotizzati scafisti, Fuat Sami, turco di 50 anni, e Arslan Khalid, 25enne pachistano. Invece, un terzo presunto trafficante di uomini, Ufuk Gun, turco di 27 anni, s’è dato alla fuga.

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