Innovazione, tradizione, passione. I tre ingredienti di una mostra di successo che guarda al passato iper-creativo delle avanguardie culturali tra le due guerre del secolo scorso, come la scuola tedesca di arte e architettura Bauhaus, per ispirare la nuova generazione di architetti avida di conoscenza e bellezza. E' stato decretato dalle centinaia di visitatori presenti al vernissage, l’appeal della mostra “Bauhaus 100 – Dal movimento moderno al razionalismo in Italia, fino al concetto di design contemporaneo” inaugurata al museo Marca dove resterà aperta, interamente gratuita, fino al 31 luglio. Un’iniziativa coraggiosa che immette Catanzaro a pieno titolo nel circuito internazionale delle celebrazioni per il centenario del Bauhaus, movimento culturale oltre che laboratorio di sperimentazione e ricerca. Nell'area espositiva, composta da tre sale, gli oggetti iconici del movimento, ritratti, dipinti, manifesti, foto d’epoca di opere locali commissionate ai progettisti del Bauhaus. L’ex Albergo Moderno di Piazza Matteotti e, a pochi metri, l’elegante villa Cafasi, documentano infatti, nel cuore del centro storico dxi Catanzaro, il mood della scuola fondata a Weimar nel 1919 da Walter Gropius, e la sua concezione del prodotto estetico, antesignana del moderno design, mirata all’essenzialità delle forme, al rigore delle costruzioni spesso squadrate e comunque compatte, alle linee pulite degli arredi non prive di guizzi (come la splendida scala elicoidale dell’ex Moderno) e alla preminenza della funzione sulla decorazione. La ratio e la scansione della mostra, illustrate dalla curatrice Giulia Brutto, hanno offerto agli organizzatori, i presidenti dell’Ordine degli Architetti Giuseppe Macrì e della Fondazione Architetti Eros Corapi, affiancati dal notaio Rocco Guglielmo presidente dell’omonima Fondazione, la partitura concettuale per attualizzare l’evento con riferimenti al presente. Se Macrì sottolinea la necessità di un maggiore coinvolgimento degli architetti nella progettazione di un nuovo assetto urbano per Catanzaro, Corapi fa notare quanto nel Capoluogo la funzione stessa dell’architetto sia oggi “in cerca di autore” e dunque marginalizzata, nonostante nell’immaginario collettivo la città sia simboleggiata dall’opera di un architetto, il “ponte Morandi”, metafora di un’audacia urbanistica che non trova più spazio nei “centri decisori”. Significativi gli interventi del mondo accademico rappresentato dai tre relatori, i professori Marina Tornatora, Marcello Sestito, Ottavio Amaro (tutti docenti di progettazione architettonica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria) e da Vittorio Politano, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Condivisione, ricerca, priorità del “fare“ e lavoro di squadra i valori che gli accademici ritrovano nell’esperienza del Bauhaus come vettore formativo. Non è mancato un accenno al glamour (la notte trascorsa da Ingrid Bergman al Moderno) che pure connota, nelle esperienze progettuali presenti in Calabria, alcuni aspetti del Bauhaus. Un movimento inclusivo che da un lato influenzò l’edilizia del primo dopoguerra spogliandola dagli orpelli del liberty, dall’altro non disdegnò gli universi paralleli del fashion system, dello spettacolo, del balletto.