Si è svolta a Pizzo - in provincia di Vibo Valentia - la rievocazione storica sugli ultimi giorni di Gioacchino Murat che è coincisa con la stessa data della fucilazione avvenuta ben 204 anni fa. Lo sbarco, la cattura, la condanna e la fucilazione sono state puntualmente rievocate. "Rievocare la storia – spiega il presidente del sodalizio “Murat onlus”, Giuseppe Pagnotta – vuol dire riviverla nei minimi particolari nel rispetto dei luoghi, degli abiti e divise militari, delle armi e delle attrezzature del tempo rievocato. E noi abbiamo rivissuto una vicenda di due secoli fa che vide, con la morte di Murat, la fine dell’impero Napoleonico in Italia e l’inizio del Risorgimento". Murat parte da Ajaccio in Corsica con obiettivo la costa di Salerno, per ricongiungersi alle truppe murattiane che il Re Borbone aveva riunito in quel territorio per tenerle sotto controllo. Ma una tempesta semi-distrugge la sua flotta che ridotta a due navi giunge in Calabria. A Pizzo arriva la mattina dell’8 ottobre del 1815. Sbarcato alla Marina di Pizzo non trova nessuna resistenza da parte delle truppe borboniche e risale verso la Piazza Centrale, ove vede un reparto di cannonieri di stanza presso il Castello del Pizzo intento a fare esercitazioni prima di recarsi alla Messa. Si avvicina e dichiara ad alta voce il suo nome invitandoli ad abbandonare il Re Ferdinando IV per seguirlo. Ma i soldati lo ascoltano a malavoglia terrorizzati della situazione in cui sono venuti a trovarsi. E poco alla volta si defilano scomparendo dalla vista del Re, che rimane solo con le sue truppe costituite da 29 uomini. Subito dopo si avvicina un uomo il quale riconoscendo il re si qualifica come facente parte dell’ex esercito murattiano e si dichiara disposto a seguirlo. Nel frattempo tutta la popolazione di Pizzo e dei paesi limitrofi si allontana dalla piazza e si chiude nelle case, restando in attesa del prosieguo degli eventi.