Fra la gioia e la commozione di centinaia di fedeli e pellegrini si è svolta, nell’antico e disabitato borgo di Nicastrello, frazione di Capistrano, la secolare festa di Sant'Elena Imperatrice, protettrice degli abitanti del borgo che fu comune autonomo fino al 1868, parrocchia autonoma fino al 1986 ed abitato fino agli inizi degli anni Settanta, quando l’ultimo abitante, Nicola Posca, abbandonò il borgo per trasferirsi a Capistrano. Nicastrello (od anche, in dialetto, Casaliedhiu, piccolo casale), che aveva raggiunto oltre cinquecento residenti, si spopolò dopo i disastrosi terremoti del 1905 e del 1908, che distrussero la Chiesa del 1630 (poi ricostruita) e la gran parte delle abitazioni, mentre le altre, dopo essere state abbondonate, divennero anch’esse ruderi. A Nicastrello, nonostante disabitato e ridotto a ruderi, sopravvive il secolare culto verso San Filippo Neri e Sant'Elena con la celebrazione delle rispettive feste (26 maggio ed 18 agosto) alle quali partecipano, soprattutto, i fedeli di Capistrano, Monterosso Calabro e San Nicola da Crissa, che mantengono la secolare tradizione (jus gentium) di cantare, durante la processione e in posti diversi e prestabiliti, la litania lauretana con la statua rivolta verso i loro abitati. Quest’anno il parroco, padre Antonio Calafati, per svolgere la secolare processione, ha fatto trasportare temporaneamente la statua lignea policroma di Sant'Elena , realizzata nel 1828 dallo scultore serrese Venanzio Pisani, dalla chiesetta del Purgatorio di Capistrano (dove è in corso l’ultimazione del restauro a cura del maestro di belle arti Nicola Mazzitelli di Pizzo Calabro) a quella di Nicastrello. E’ la prima volta che la Statua è ospitata in Capistrano e ritornerà definitivamente in Nicastrello a totale restauro effettuato. A Nicastrello il culto verso Sant'Elena Imperatrice esisteva ancor prima della costruzione della Chiesa con la presenza di una “Cappella” a lei dedicata e di un parroco che aveva cura delle anime. Una breve storiografia racconta che Elena, di umili origini, fu presa in sposa dal tribuno romano Costanzo Cloro e che dalla loro unione nacque il 27 febbraio 274 Costantino. Elena, ben presto, fu ripudiata da Costanzo per sposare Teodora, figliastra di Massimiano, per questione di potere tanto da vedersi assegnare la Gallia e la Britannia. Alla morte di Costanzo e di Massimiano, Costantino fu proclamato imperatore (1 maggio 305) e chiamò a corte sua madre Elena, ricoprendola di tutti gli onori e di ogni dignità, attribuendole il titolo di Augusta. Elena visse nella preghiera e diede prova di grande pietà e carità, riuscendo a soccorrere i poveri a fare liberare prigionieri. Avrebbe influito sul figlio per l’emanazione dell’Editto di Milano (313), che riconobbe la libertà del culto dei Cristiani e, secondo la tradizione, avrebbe sul Golgota scoperto la vera Croce di Cristo. Morì a 80 anni (329 circa) e il suo corpo riposa in Roma, in un sarcofago situato nei Musei Vaticani, mentre una sua colossale statua in marmo è una delle quattro che fanno corona all’altare della Confessione, sotto il quale c’è la tomba dell’apostolo Pietro. Santa Elena Imperatrice è la protettrice dei fabbricanti di chiodi ed aghi ed è invocata da chi cerca gli oggetti smarriti.