Riceviamo e pubblichiamo dal prof. Antonio Magliulo.
L’odierna Papaglionti, in provincia di Vibo Valentia, sorge lungo una strada secondaria, che da Mesiano conduce a Briatico, in un punto un po’ arretrato rispetto alla carrozzabile. Immerso nella pace campestre e nella verde cornice di vasti uliveti, Papaglionti è un piccolo e grazioso borgo di foggia moderna, con un mucchio di case tutte uguali, una piazza, una scuola, dove vive un’attiva e simpatica comunità.
Un tempo però, prima del terremoto del 1905 e della successiva alluvione del 1952, esisteva un’altra Papaglionti, ricca di storia e d’arte. Si trovava in un fondo valle, non molto lontano da Zungri, ridente località del Monte Poro e sede peraltro dell’importante Santuario della Madonna della Neve. Pare che Papaglionti vecchia abbia origini medievali e il suo nome derivi da Paleontos, che a sua volta sarebbe la corruzione d’uso di Papas Leontius, nome della persona, probabilmente un religioso, che per prima andò a insediarsi in quel territorio.
In seguito alle accennate calamità, gli abitanti dell’antica Papaglionti furono costretti ad abbandonare il paese e a trasferirsi nel luogo dove si trova attualmente, sull'altopiano e dunque in una posizione più sicura. Tra i primi fabbricati ad essere costruiti, la Chiesa di San Pantaleone, dov’è custodita la statua dedicata all’omonimo santo, restaurata di recente da Caterina Bagnato, attraverso uno scrupoloso lavoro, e restituita alla devozione locale nel suo originario splendore.
Tra i diversi “tesori” del luogo, degni di essere visitati, va citato il Calvario, piccola struttura seicentesca in pietra, simile ad un’edicola devozionale, e la Grotta della Trisulina che in realtà è quanto resta di una antica villa romana, risalente al periodo Augusteo. Una citazione merita anche Palazzo Di Francia, residenza estiva e forse casina di caccia dell’omonima famiglia nobiliare, situato nelle adiacenze della nuova Papaglionti e in posizione dominante rispetto al vecchio insediamento abbandonato. Sembra che i Di Francia, originari d’Oltralpe, discendessero da Carlo Magno. Nel 1300 si trapiantarono nel Napoletano, spandendosi successivamente in varie località della Calabria: Cosenza, Catanzaro, Monteleone (l’odierna Vibo Valentia), etc. A Vibo infatti sorge un importante palazzo che reca il loro nome.
Il Palazzo signorile di Papaglionti, costruito nel XVIII secolo, sorge in prossimità del paese nuovo e in posizione sopraelevata rispetto al paese vecchio. E’ un edificio più piccolo di quello vibonese, ma comunque di mirabile pregio ed eleganza. Danneggiato dal tempo e da eventi naturali avversi, è stato rifatto quasi per intero, rispettando la primitiva pianta rettangolare e utilizzando i medesimi materiali costruttivi dell’originale: granito, pietra locale e schegge di laterizio. L'opera di rifacimento è da ascrivere al dottor Nicola Mazzarella, che acquistò il Palazzo Di Francia e vi investì ogni sua risorsa materiale e spirituale, ravvisandovi un piccolo tesoro di storia, architettura e arte.
Attualmente l'edificio in parola presenta due piani, quello terreno, con due ampi saloni, e quello superiore diviso in tanti piccoli alloggi, di recente fattura, destinati, molto probabilmente, a diventare camere d’albergo. Di particolare pregio, il portale d’ingresso in granito chiaro, a tutto sesto, che riprende linee architettoniche di una certa imponenza, com’era in uso in età neoclassica. I robusti pilastri posti al piano terra, che sorreggono il solaio del piano sovrastante, sono quadrangolari e cruciformi e danno subito un’impressione di solidità e sicurezza. L’edificio, ormai disabitato, è immerso in un bellissimo contesto naturale e dispone di un ampio giardino e risulta pertanto particolarmente fine ed esclusivo.
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