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Vibo, il Gal alla (ri)scoperta dei prodotti di nicchia del territorio per tutelarli e valorizzarli

Attività preliminare di ricognizione nell’ambito del progetto di cooperazione regionale “Terre di Calabria” con gli altri Gal Calabresi

Interessante e feconda attività del Gal “Terre Vibonesi” che, nell’ambito del progetto di cooperazione regionale “Terre di Calabria”, ha guidato tre giorni di full immersion alla riscoperta del territorio e dei prodotti di nicchia da tutelare, promuovere e valorizzare. Dopo uno studio preliminare per identificare la “materia prima”, lo staff del Gal, con l’apporto di due consulenti esterni, ha attraversato in lungo e in largo la provincia per incontrare (in rappresentanza di tutte) alcune tra le realtà produttive dei settori caratterizzati: fagioli autoctoni (“sujaca” di Caria e “zicca janca” di Arena); peperoncino (“tri pizzi” di Spilinga); vitigni perduti, o quasi, (“ulivella” di Drapia e zibibbo Pizzo/angitolano); miele (San Costantino); mostacciuolo (Soriano Calabro); grano “rosia” (Maierato). Lo scopo: comprendere “potenzialità” ed eventuali “deficit” nella produzione e commercializzazione per elaborare un disciplinare in grado di intervenire ove serva. Non solo. La volontà è “trasformare” ogni azienda in una “bandierina” che, da fornitrice di servizi (produzione e degustazione), insieme a tante altre faccia parte di una “cartina” di itinerari i quali (attraverso la via del grano, del miele, del vino e di ogni prodotto che caratterizza il territorio) colleghino le varie realtà produttive tra esse e alle bellezze materiali e immateriali delle “Terre Vibonesi”: arte, cultura, paesaggio, natura, enogastronomia, artigianato, storia, “pietas” religiosa. “Colori” di un unico quadro di cui, come visto in questi giorni, fanno parte anche l’ospitalità, la condivisione, la ricerca, la voglia di mettersi in gioco e di innovare nella tradizione. L’estro e la visionarietà di produttori visti “coccolare” le loro “creature” con la musica classica. Preservare il proprio “tesoro” protocollandone ufficialmente la semenza “bio”. Portare avanti un’idea predisponendo i relativi disciplinari. Una genetica che il Gal, da sua missione, vuole custodire e proteggere. Come  evidenzia il presidente, Vitaliano Papillo, secondo cui «durante la 3 giorni abbiamo avuto contezza e consapevolezza di ciò che le “Terre Vibonesi” possono offrire, in termini di potenzialità, prodotti, socialità e relazioni umane». Stessa impressione da parte degli esperti lombardi, Nicola Gallinaro e Giulia Lazzarini, secondo cui: «questi primi 3 giorni  di lavoro offrono una panoramica, per ora parziale, sulle potenzialità e i valori del territorio. Sapori, cultura, tradizioni e tenace imprenditorialità: fulcro di un programma di rilancio che, attraverso un approccio innovativo, intersettoriale e di sistema, annuncia la costruzione di reti locali e l’integrazione tra produzioni di nicchia e itinerari turistici. Una sfida per lo sviluppo del territorio in cui il Gal svolge un importante ruolo di catalizzatore e coordinatore». Il loro contributo di studio sugli input acquisiti porterà a elaborare dei disciplinari che, successivamente, il Gal discuterà con i diretti interessati per meglio tutelare produzioni che sarebbero andate perse. Questo è ciò che piace al Gal, Questo è ciò che il Gal fa.

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