Prendi un canale Youtube con oltre 200 mila followers: “Pasta Grammar”, la grammatica della pasta. Un’associazione che organizzi logisticamente l’accoglienza in loco. Un’agenzia viaggi che si occupi di far arrivare i turisti vogliosi di una vacanza “diversa”. Uniscili bene e si concretizzerà una bella iniziativa di turismo esperienziale. Il tutto è partito da Dasà, passato per gli Usa, e per il web, e tornato a Dasà, dove nei giorni scorsi 9 turisti, 8 americani e uno spagnolo, hanno vissuto una vera e propria vacanza “alternativa”, totalmente immersi nella comunità. “Pasta Grammar” è stato creato da Evelina, una ragazza dasaese insegnante di lingue emigrata (per caso) negli Usa, e Harper, regista freelance, americano. I due si conoscono durante un viaggio fortuito in America di Evelina. Lei, da italiana doc, è amante dei fornelli e della buona cucina. Lui, da buon americano, invece, preferisce il fast-food. La prima, la cucina italiana, è fatta di regole precise, come la grammatica, appunto. Il fast food, invece, non ha regole, se non quelle della velocità e del piacere immediato del gusto. Due culture e due mentalità differenti. Opposte. Ma quando una donna italiana con un piatto di pasta al forno incontra un uomo con un panino, o chissà che, magari un frullato proteico, l’uomo col panino, o un buon frullato proteico, deve “soccombere”.
Il cibo ha fatto da sintesi alla “diatriba” alimentare. E dal cibo sfocia l’amore. E dall’amore, tra i due e dei due per il cibo, l’idea del canale Youtube, da dove, dapprima in maniera impacciata, poi con sempre più disinvoltura, con ironia e gag, la coppia ha saputo conquistare sempre più seguaci. Due video a settimana, in cui i due raccontano “cose serie per lo stomaco”, ironizzando sulle differenze di gusti. E, poco a poco, conquistano più di 200 mila seguaci. Questo ha suggerito una nuova idea: perché non provare a stimolare i nostri followers portandoli direttamente nei luoghi da cui il cibo e le ricette che prepariamo e provengono? Detto, fatto. Iniziano, con successo, a organizzare dei viaggi guidati di full immersione tra Napoli e la Sicilia, con una capatina a Dasà. Ma a Evelina non Basta: vuole far conoscere la terra da cui proviene. Si mette in contatto con parenti e amici per l’organizzazione dell’accoglienza. Detto, fatto. Nasce l’associazione turistica “Dasos Elies” (luogo boscoso) che, presieduta da Giuseppe Arruzza, con impegno e dedizione fa l’inverosimile (contatta aziende e cittadini per chiedere collaborazione, affitta private abitazioni, individua le location dove mangiare e fare attività tipiche da svolgere, definisce i percorsi da visitare e un po’ la logistica di tutto). Contemporaneamente contattata un’agenzia viaggi, la “Sognare insieme” di Chiaravalle, per gli spostamenti. Nel giro di 4 mesi danno la loro adesione 9 followers, che rinunciano agli “agi” di una vacanza “canonica”, per trascorrere una settimana a Dasà. Il resto è cronaca. Ma di quelle belle. Quello che è qualcosa di commuovente, esaltante, ed eccitante allo stesso tempo. Agli ospiti, cui è stato preventivata l’assenza di quasi tutto ciò che avrebbero trovato in una vacanza “normale”, non è stato promesso nulla, se non che avrebbero vissuto un’esperienza “unica”. Detto, fatto. Gli ospiti hanno potuto deliziare i loro palati con cene e pranzi preparati da gente del posto, partecipato a pic-nic e a processioni, si sono integrati e hanno interagito e dialogato come compaesani con i residenti, prendendo il caffè al bar, visitato uliveti con piante millenarie, luoghi sacri, musei, ruderi di castelli, preparato tipicità (formaggio, pasta, ricotta, curujicchi, nacatole, carciofi, ravioli) e assaggiato specialità locali (pasta al forno, maccheroni, fagioli, pane casereccio, vino e altro), ascoltato e ballato musica popolare.
Insomma: i 9 turisti non hanno mai avuto tempo di annoiarsi. Neppure ieri sera, quando, presso la masseria dell’azienda agricola “La Chiusa”, si è svolto il banchetto finale: sotto una grande quercia, seduti su balle di fieno a degustare salumi e altre prelibatezze e ascoltando piacevole musica popolare, suonata e cantata da Pino Portaro, Adriano Licastro, Diego Arruzza e Maria Consolazione Portaro. Il tutto mentre molti presenti ballavano, insieme ai giganti “Mata e Grifone”, e il tamburo del maestro Nino Luzza scandiva il tempo. Come in un film. Meglio di un film. Evelina e Harper ringraziano per la preziosa collaborazione in cucina le signore Domenica, Franca, Antonietta, Maria e Pasqualina, Piero Tripodi per la concessione del locale, “La Locanda”(attualmente in disfunzione) in cui si è mangiato e fatto alcune attività, Giovanni e Franco Galati, e tutti quelli che, a vario titolo, hanno dato il massimo impegno perché tutto riuscisse al meglio. Intanto ci sono altre 80 e più prenotazioni per la prossima “Dasà Experience”.
Con tutte le ripercussioni, anche economiche e lavorative, che il futuro potrebbe riservare (B&B, ristoranti, attività commerciali e altro). E nei prossimi mesi sono previsti ulteriori e più fantasmagorici sviluppi. Tu chiamala se vuoi, semplicemente: Calabria. Che quando Dio la fece s'impegnò di brutto. In tutto.
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