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Sabato 23 Novembre 2024

Calzona, ct della Slovacchia, nella sua Cessaniti: "Sogno gli Europei del 2024"

Calzona nella sua Cessaniti
 
 
 
 

54 anni, dei quali oltre 40 trascorsi lontano da casa, lontano dalla propria terra, dalla sua Calabria. È la storia di Francesco Calzona, professione allenatore. Commissario tecnico della Slovacchia dall’estate scorsa, Calzona è conosciuto nel mondo del calcio per essere stato negli anni lo storico collaboratore di Maurizio Sarri con il quale ha condiviso pagine indimenticabili alla guida di tante squadre dai dilettanti alla Serie A.

Calzona è nato a Vibo Valentia ed è cresciuto nella “sua” Cessaniti, comune a pochi kilometri dal capoluogo di provincia. A 13 anni lascia la famiglia per tentare l’avventura nel mondo del calcio (alla fine da calciatore ha giocato tanto nei Dilettanti spingendosi fino a qualche presenza con l’Arezzo in Serie B) e dopo una lunga gavetta da allenatore ha ora raggiunto questo importante traguardo: guidare una nazionale di calcio e sognare la qualificazione ai campionati Europei del 2024.

Profondamente legato alla propria terra, Calzona ha fatto visita nei giorni scorsi a parenti ed amici ed ha avuto modo anche di poter partecipare ad un bello ed interessante momento di socialità a Favelloni (frazione di Cessaniti) dove ha incontrato i giovani calciatori di una promettente e dinamica società sportiva, la Asd Cessaniti Academy, nata di recente grazie alla forte volontà del parroco Andrea Campennì e di alcuni storici rappresentanti del calcio locale: il presidente Nino Colloca e il mister Mario Nicolino. Nei locali dell’oratorio parrocchiale San Giovanni Paolo II di Favelloni, Calzona ha parlato a 40 giovanissimi calciatori parlando loro di gruppo, rispetto, educazione. Sono stati questi i termini chiave adoperati da Calzona nel raccontare la sua esperienza nel mondo del calcio.

Mister, una bella “lezione” ai bambini raccontando la sua pluridecennale esperienza da allenatore

«Sono venuto qui a far visita a questa nuova società. Dopo tanti anni è bello vedere una società nel nostro comune e sono molto contento perché ho visto ritornare l’entusiasmo dei vecchi tempi in questa comunità e non potevo mancare all’invito che mi hanno fatto i dirigenti. Sono molto contento di aver visto il volto felice di tanti bambini che stanno crescendo con sani principi grazie anche ai valori che lo sport e il calcio sanno esprimere».

Dalla scorsa estate questa nuova importante sfida alla guida della Slovacchia. Immagino un percorso intenso sotto tutti i punti di vista

«Ho accettato questa chiamata di buon grado: avevo voglia di andare all’estero dopo tanti anni di calcio italiano e volevo fare questa avventura. Ora inizia il calcio vero, a marzo iniziano le qualificazioni. Peccato essere capitato nell’anno del Mondiale dove abbiamo avuto poco tempo per preparare a dovere la squadra, però questa non deve essere una scusante. Abbiamo una discreta squadra, sarà dura, ma faremo di tutto per arrivare all’obiettivo che la federazione si è prefissata».

Ad aiutarla calciatori importanti come Skriniar, Lobotka, Duda e il neo acquisto della Reggina Strelec. Come sarà confrontarsi con avversari come Portogallo e Bosnia?

 «Sarà un girone molto duro. Ci sono anche Islanda e Lussemburgo che hanno avuto una crescita importante negli ultimi anni. Non metto nella lotta il Portogallo perché è nettamente più forte, però ce la giocheremo fino all’ultimo sicuramente. Come ho detto prima, posso contare su giocatori importanti e daremo il massimo».

Si aspettava un Napoli così arrembante con il primo posto ormai acquisito? Apparentemente indebolito in estate dopo gli addii dei vari Koulibaly, Insigne e Mertens?

 «Bisogna fare i complimenti alla società, ai giocatori, al mister perché stanno disputando un campionato eccezionale e credo che nessuno poteva pronosticare un girone d’andata di così alto livello. Chiaramente io faccio il tifo per il Napoli, non pronuncio la parola fatidica perché anche io sono scaramantico però, ripeto, complimenti alla società che si è privata di giocatori importanti, ma rimpiazzati da altrettanti giocatori forti».

La mancata qualificazione ai Mondiali 2018 e 2022, una Serie A che fatica sempre più a mantenere il passo con gli altri campionati. Cosa manca al calcio italiano?

 «Ma non sta a me dirlo, ma sicuramente bisogna fare un passo indietro tutti e iniziare a ricostruire anche dai vivai e avere un pochino il coraggio di far giocare di più i giovani senza avere paura di fallire. Io penso che visto che è già il secondo Mondiale che non c’è la nostra partecipazione, è giusto farsi delle domande e chi di dovere, compresi noi addetti ai lavori, fare un passo indietro ed emulare gli altri paesi».

Il calciatore che l’ha colpita di più nell’ultimo periodo del campionato italiano?

 «La crescita di Osimhen è veramente importante. Un ragazzo che ha un potenziale enorme, ma quest’anno l’ho visto completarsi, l’ho visto fare gol in tutti i modi anche se ancora ha margini di miglioramento. A me personalmente non fa che piacere, perché è un giocatore che ho vissuto e che sta portando il Napoli a grandi traguardi».

Cosa immagina nel suo futuro? C’è la voglia di guardare oltre e tornare in Italia, magari in un club?

«Per carattere non guardo tanto al futuro. Ora sono concentratissimo sulla Slovacchia perché penso sia una soddisfazione se riusciamo a raggiungere l’obiettivo della qualificazione per dare una gioia ad un paese intero e anche a me personalmente».

Cosa prova ogni qualvolta si torna nella propria terra? Che sensazioni respira?

«Sono lontano da casa ormai da quarant’anni, ma sono sempre tornato. Casa mia è la Calabria, è Cessaniti e ogni volta che torno mi sembra di non essere mai andato via. Riconosco la gente, guardo il mare anche d’inverno e mi sento bene».

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