"Lo sgozzo come un capretto", ecco le intercettazioni dell'inchiesta sulle cosche di Crotone
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"Se ha i c...i deve venire qua... lo sgozzo come un capretto. Hai capito? A te, a lui e a chiunque gli va appresso". E' questa una delle frasi intercettate dagli inquirenti nell'operazione Tisifone che ha portato a 21 provvedimenti di fermo nella provincia di Crotone, dove le cosche della 'ndrangheta erano pronte a scatenare una nuova guerra di mafia per assicurarsi il controllo del territorio. Le misure sono scattate nei confronti di vari esponenti delle cosche di Isola Capo Rizzuto, Crotone e Petilia Policastro accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsione, tentata rapina, incendio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni. Nelle intercettazioni dell'inchiesta, coordinata dalla Dda di Catanzaro, sono state ascoltate anche frasi riguardanti le armi e i luoghi dove venivano nascoste. «Gegè ..vedi che quando esce.. questo qua .. Quando esce deve morire.. Questo qua quando esce deve morire, Gegè». E’ un altro passaggio di un’intercettazione finita nelle indagini dell’operazione «Tisifone» in cui Giuseppe Gentile rivolgendosi ad un interlocutore non mostra remore riguardo all’intenzione di uccidere Salvatore Capicchiano della cosca rivale di Isola Capo Rizzuto. Giuseppe Gentile nella telefonata affermava che Tommaso Gentile, una volta uscito dal carcere, avrebbe preteso infatti il ruolo di vertice della cosca, mettendosi in contrapposizione di fatto ed adoperandosi in breve tempo per l’eliminazione fisica di Salvatore Capicchiano. La cosca Capicchiano, secondo quanto emerge dalle indagini, aveva rotto i patti stabiliti tra i clan: dividere i proventi delle attività illecite, contribuire al mantenimento dei detenuti, rimpinguare la bacinella comune. Le tensioni non avevano mancato di farsi sentire: gli uomini della Squadra Mobile avevano trovato un fucile in un’auto rubata destinato a un omicidio contro i Capicchiano. «I Capicchiano - riferisce il capo della squadra mobile Nicola Lelario - temono per la propria incolumità e progettano, da parte loro, reazioni altrettanto pericolose». Alla base del fermo di 21 indagati c'è pericolo di fuga ma c'è anche la concreta possibilità di omicidi».