I tre spari e i vestiti bruciati, così è stato ucciso dal rivale in amore l'ex agente penitenziario di Lamezia
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Omicidio premeditato. Questa la conclusione cui sono pervenuti magistrati e forze dell’ordine in merito all’assassinio di Angelo Pino (52 anni), l’ex agente di polizia penitenziaria ucciso nella notte tra sabato e domenica a Lamezia. Il procuratore della Repubblica di Lamezia, Salvatore Curcio, affiancato dal colonnello Massimo Ribaudo, dal comandante Pietro Tribuzio e dal maggiore Donato Pontassuglia, nella caserma del gruppo carabinieri di via Marconi hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare l’esito delle tempestive indagini condotte sul caso e coordinate dal sostituto procuratore Manuela Costa. Gli inquirenti hanno così ricostruito i fatti. La vittima si frequentava da qualche tempo con una donna che era separata dal marito da un paio di mesi. Il marito di lei, Giuseppe Guadagnuolo (54 anni) commerciante ambulante, ha pedinato l’ex moglie per qualche giorno cercando di capire chi fosse il suo nuovo amore. In seguito ai pedinamenti, avendo compreso chi fosse il rivale, Guadagnuolo ha seguito anche il nuovo compagno della ex moglie e la notte tra sabato e domenica, otto minuti dopo la mezzanotte, lo ha bloccato in via Costabile. Guadagnuolo si è avvicinato all’auto di Pino, una Fiat 16, e gli ha sparato a distanza ravvicinata tre colpi con una pistola dalla matricola abrasa (cal. 7.65). La vittima, colpito in parti vitali, non ha potuto difendersi ed è rimasto senza vita nell’abitacolo dell’auto. L’omicida si è allontanato con la sua Hyundai Atos e si è diretto in contrada Elemosina sulla strada di Sant’Eufemia Vetere dove, in un campo, si è disfatto dell’arma. Poi ha bruciato i vestiti usati durante il delitto ed è tornato a casa. La ricostruzione dei fatti è stata possibile grazie alle indagini scientifiche che hanno rilevato le impronte palmari di Guadagnuolo sull’auto di Pino e grazie all’elaborazione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza installate nella zona del delitto. Il procuratore e i militari dell’Arma hanno ringraziato i privati cittadini che hanno permesso l’acquisizione dei contributi filmati. Inoltre alla colpevolezza di Guadagnuolo si è giunti anche in seguito alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche che l’assassino ha tenuto con la figlia. Convocato in caserma nella giornata di ieri, dopo lunghe ore di interrogatorio, il commerciante ha confessato il delitto motivato da una gelosia arrivata ormai a livelli parossistici. I due ex coniugi erano in attesa dell’udienza per la separazione consensuale.