Chissà se ad accompagnare il tour dei turisti letteralmente immersi nelle profondità del mare calabrese era la celebre canzone dei Beatles “Yellow submarine”. Sta di fatto che anche un sottomarino – rigorosamente giallo – rientra nel patrimonio sequestrato ieri da guardia di finanza di Catanzaro e Scico di Roma con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Non a caso l’operazione è stata denominata “Yellow submarine” ed è stata caratterizzata dall’esecuzione di sette decreti di sequestro emessi dal Tribunale di Catanzaro su richiesta del procuratore Nicola Gratteri, del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dei sostituti Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso.
La ’ndrangheta del turismo, dunque, piegata non dalla crisi causata dall’emergenza sanitaria, ma dai colpi di maglio della Procura distrettuale. A distanza di sette anni dall’operazione “Costa pulita” e a due dalla sentenza di primo grado con condanne per complessivi 218 anni di carcere nei confronti di trenta imputati, sulla cosca Accorinti di Briatico che proprio nel turismo aveva investito, si è ora abbattuta la raffica di provvedimenti di sequestro, eseguiti nelle province di Vibo e di Cosenza.
In particolare destinatari della misura patrimoniale sono stati Antonino (Nino) Accorinti, 64 anni, ritenuto a capo dell’omonima ’ndrina della cittadina del Vibonese, satellite della potente cosca Mancuso di Limbadi; Antonio Accorinti, di 40 anni (figlio del boss); Francesco Marchese, di 34 anni; Salvatore Muggeri di 43; Francesco Giuseppe Bonavita di 74; Giuseppe Granato di 55; Leonardo Francesco Melluso, di 55; i gemelli Emanuele e Simone Melluso di 35 anni; Filippo Niglia, 60; Salvatore Prostamo, 44 e Saverio Sergi di 62, tutti sette anni fa rimasti coinvolti nel blitz “Costa pulita” e accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, e armi.
Nello specifico i sigilli sono stati apposti dai militari delle Fiamme Gialle, oltre che al sottomarino Sub Sea Explorer, anche ad altre tre motonavi (Imperatrice, Martina ed Etica) che coprivano la tratta turistica con le Isole Eolie; ben 67 fabbricati e 16 terreni; quote sociali di 8 aziende e complessi aziendali di sette società operanti prevalentemente net settore turistico-alberghiero; sei ditte individuali attive nei settori: edile, immobiliare, vendita di ortofrutta e generi di monopolio. E ancora sotto sequestro è finita anche l’associazione sportiva “Asd Briaticese” – per gli inquirenti riconducibile ad Antonio Accorinti – diciannove automezzi; sette autobus e diversi rapporti bancari e finanziari. Tra i beni oggetto di sequestro anche un lussuoso villaggio turistico ubicato a Briatico, un complesso residenziale realizzato a Zambrone e tre società di navigazione. (Briatico Eolie, Briatico Navigazioni ed Heracle).
Le indagini patrimoniali, condotte dagli investigatori del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf di Catanzaro e dello Scico della Gdf di Roma, che hanno fatto da apripista al sequestro, hanno consentito di ricostruire gli ingenti patrimoni che sarebbero stati nella disponibilità dei proposti i cui valori sono risultati sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati o alle attività svolte.
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