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Coronavirus, Vibonesi sempre meno propensi a farsi vaccinare

Più della metà degli intervistati si è mostrato, infatti, scettico di fronte alla prospettiva futura di assumere farmaci di cui ancora non se ne conoscono gli effetti

A gennaio partirà la più grande campagna di vaccinazione di massa della storia mondiale, quella contro il Covid-19.  Tra i primi ad essere coinvolti:  medici, operatori sanitari, forze dell’ordine, anziani e malati cronici. Ma i Vibonesi  con il passare dei giorni sono sempre meno propensi a farsi vaccinare. Ha dubbi in tal senso quasi un cittadino su due. Più della metà degli intervistati si è mostrato, infatti, scettico di fronte alla prospettiva futura di assumere farmaci  di cui ancora non se ne conoscono gli effetti. La crescente esitazione è legata principalmente  a timori sulla sua sicurezza, anche per le modalità rapide del suo sviluppo e test. Peraltro, le perplessità riguardano anche vaccini ormai “tradizionali” come quelli contro il morbillo o l’influenza. La percentuale degli “scettici” è in aumento non solo tra gli under 50, quanto soprattutto tra gli over 70. Teorie “complottiste” che vanno a minare la fiducia  dei cittadini o verità acclarate? Ad avere seri dubbi sono anche medici e operatori sanitari. Per una parte di essi, infatti, non può esistere un vaccino per un virus che non dà immunità come il Sars-CoV-2, e che ha anche l’aggravante di mutare velocemente. Un vaccino se non sarà studiato a fondo per l’aspetto della sicurezza – secondo questa scuola di pensiero -  rischia di creare danni peggiori dell’epidemia. Questo farmaco sarebbe, infatti stato    sviluppato saltando la normale sequenza Fase 1, Fase 2 e Fase 3. Nulla da temere invece – secondo l’altra scuola di pensiero – se il farmaco è approvato dalle autorità preposte al controllo. «Tutti i vaccini – sostengono i medici a favore - sono rigorosamente controllati in tutte le fasi del loro sviluppo, dal laboratorio alla pratica clinica e sono una risorsa preziosa per i cittadini e per i sistemi sanitari per l’immunizzazione contro le malattie infettive».

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