Musica e poesia, Cammariere strega il Politeama di Catanzaro
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Musica e poesia in un coinvolgente crescendo di emozioni e virtuosismi sonori. Il concerto di Sergio Cammariere che ieri a Catanzaro ha entusiasmato un Politeama gremito nel terzo appuntamento del Festival d’Autunno dedicato ai grandi interpreti, è stato un piccolo capolavoro di raffinata eleganza. Dove l’aggettivo piccolo è usato come scherzosa citazione di un brano dello stesso Cammariere, dove ironizza su di sé definendosi il “cantautore piccolino confrontato a Paoli Gino”, quando invece sono in molti a considerarlo “l’ultimo dei grandi cantautori” del panorama italiano. L’Alma Brasileira del Festival d’Autunno ideato e diretto da Tonia Santacroce ha marcato ancora un successo con il musicista crotonese che al culmine della sua maturità artistica ha dimostrato anche il massimo della capacità di entrare in empatia con il pubblico, facendolo cantare con lui e finanche portando sul palco due giovani fans che hanno duettato con l’artista. Emozionante, in questi tempi aridi, vederlo commuoversi eseguendo “Padre nella notte”, un brano intenso che evocando momenti autobiografici dà la misura della sua straordinaria umanità. Quella stessa che lo lega alla città di Crotone dove è nato ed ha mosso i primi passi musicali, e che lo indurrà poi, nel backstage post concerto dove lo hanno raggiunto anche Tonia Santacroce e il promoter Ruggero Pegna, a confessare le speranze e l’amore per la sua Calabria. Di formazione jazzistica e classica poi approdato alla canzone d’autore spesso ispirata ai ritmi sudamericani, ha incantato con i suoi modi da gentleman e il garbo con cui si è rivolto al pubblico dopo ogni esecuzione, regalandogli alla fine ben tre bis. Un rispetto non formale ma segno di quella stessa sensibilità che traspare da brani come Mano nella mano, L’amore non si spiega, Tempo perduto, Viali di cristallo, Non mi lasciare qui fino alla celebre e originalissima Dalla pace del mare lontano. Cammariere, che ha creato un clima di magica intimità nei momenti in cui è rimasto sul palco solo con il suo pianoforte, stagliato contro origami luminosi disegnati nell’oscurità, era accompagnato da una band affiatata di ottimi musicisti che da vent'anni condividono con lui il palcoscenico: Daniele Tittarelli al sax, Luca Bulgarelli al contrabbasso, Amedeo Ariano alla batteria e Bruno Marcozzi alle percussioni. La versione integrale dell'articolo nel giornale domani in edicola.