A Capistrano, piccolo comune della preserre vibonesi, si è rinnovata nella notte di Venerdì Santo la suggestiva e secolare tradizione dei due grandi falò che, già preparati nei giorni precedenti, vengono accesi in due piazze diverse, in simpatica competizione fra loro per avere il falò più “bello”.
I falò sono stati accesi (come per consuetudine) al termine della “Predica di Passione” per illuminare sia la serale processione di centinaia di fedeli, che ha luogo, a conclusine della “Predica”, senza sacerdote e al seguito di una grande Croce di legno, sia il “percorso penitenziale” che i fedeli, in assoluto silenzio, compiono dopo la mezzanotte per visitare le “Tre Croci”, con sosta al Calvario.
La secolare tradizione dei falò affonda le sue radici al ricordo del fuoco acceso nel cortile del Sommo Sacerdote Caifa presso il quale l’apostolo Pietro, accostatosi per conoscere le sorti di Gesù (che era stato arrestato nell’orto degli ulivi a seguito del tradimento di Giuda) negò (per come gli aveva predetto poco prima il Maestro) di conoscere Gesù per ben tre volte prima che il gallo cantasse due volte.
I falò continuano ad ardere per alcuni giorni e a quello in Piazza Cavour (adiacente alla Chiesa matrice), il parroco, nella notte di Sabato Santo, inizia la Veglia Pasquale benedicendo il “fuoco nuovo” e accendendo da esso il “Cero Pasquale” con il quale entra in chiesa, che al suo canto “Luce del Mondo” si illumina a giorno mentre un fascio di luce intensa illumina la Statua di Cristo Risorto, posizionata sull’altare maggiore, e le campane suonano a festa per annunciare alla collettività che Cristo è risorto.
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