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Raffica di arresti,
duro colpo ai Giampà

conferenza stampa giampà
Trentaquattro arresti che hanno decapitato la cosca di 'ndrangheta dei Giampa' di Lamezia Terme, una delle più potenti della Calabria. E' questo il risultato dell'operazione "Medusa" condotta all'alba da carabinieri, polizia e guardia di finanza che ha portato alla luce anche il ruolo svolto dalle donne della famiglia quale "collante" tra i boss detenuti e gli affiliati liberi, ai quali venivano impartite le direttive dei capi. Tra gli arrestati figura anche un carabiniere che era in servizio nella Compagnia di Lamezia terme accusato di concorso esterno in associazione mafiosa perché sospettato di passare informazioni alla cosca. Un secondo militare è indagato in stato di libertà dopo che il gip distrettuale ha deciso di non accogliere la richiesta d'arresto avanzata dalla Dda catanzarese. Le accuse per gli arrestati vanno, a vario titolo, dall'associazione mafiosa alle estorsioni, dall'usura al danneggiamento, alle armi e al favoreggiamento. Agli atti dell'inchiesta anche le dichiarazioni di dieci collaboratori di giustizia, tra cui cinque divenuti pentiti nell'arco dell'ultimo anno. Alle dichiarazioni si sono aggiunte intercettazioni telefoniche ed ambientali fatte dalle forze dell'ordine. "Abbiamo assestato - ha detto il procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo - un duro colpo ad una parte della criminalità lametina". La richiesta presentata dalla Procura al gip riguardava complessivamente 50 persone. "L'infedeltà di pezzi delle istituzioni - ha detto il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli - non riguarda solo i carabinieri, che in questo caso hanno risolto dall'interno. Questo problema è diventato prioritario per la Dda di Catanzaro e andremo fino in fondo contro questi ceppi malati. Ora comprendiamo perché negli anni ci sono state coperture che non hanno portato a significativi risultati investigativi". Dall'indagini, ha riferito Borrelli, è emerso che Lamezia è "completamente piegata al volere delle cosche. Dalle dichiarazioni dei collaboratori emerge come le cosche, in particolare quella Giampà-Iannazzo, controllano l'intera città. L'intero tessuto sociale ed economico è strettamente controllato dalla criminalità che decide su ogni cosa. Dopo questa operazione credo che sia giusto che la società civile rimarchi il confine per creare delle differenze tra chi vive nella legalità e chi invece delinque".

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