Governa nei suoi colloqui con gli inquirenti, oltre a definire i ruoli dei componenti dell’organizzazione e il loro interesse nei diversi settori, parla anche del ruolo delle donne all’interno delle varie cosche in cui lui è stato. E parlando della moglie di Francesco Giampà, Pasqualina Bonaddio, riferisce che anche lei «ha un ruolo di vertice e tale ruolo lo ha avuto sia quando il marito era presente sia adesso che il marito è detenuto; inoltre sempre Pasqualina Bonaddio riceveva gli alleati, come ad esempio Vincenzo Pizzino, poco prima che venisse ucciso, per decidere degli affari della cosca; il fratello Vincenzo Bonaddio e lo stesso figlio Giuseppe Giampà prima di intraprendere qualsiasi azione devono prima interpellare la Bonaddio, che quindi fa, a tutti gli effetti, le veci del marito». Ed a tal proposito Governa riferisce di avere assistito quando la moglie del Professore «diede consigli e direttive al marito, sempre in relazione a vicende illecite o a comportamenti da assumere nei confronti di vari soggetti».
E per sottolineare il ruolo che la donna svolgeva all’i nterno della cosca, Governa ricorda ai magistrati un episodio «a cavallo tra il 1993 e il 1994», e relativo alla consegna
da parte di un commerciante «della somma di trenta milioni a titolo di estorsione: io mi recai da Antonio Torcasio chiedendogli anche se, come al solito, dovevo fare a metà
per portare la parte spettante ai Giampà, Torcasio mi disse che dovevo dare tutto a lui, in quanto proprio in quel momento lui stava tornando da un omicidio e quindi loro
facevano i fatti e invece i Giampà volevano solo i soldi; io andai a riferire l’accaduto a Pasqualina Bonaddio, che sostituiva in tutto e per tutto il marito, e la stessa mi disse che era colpa mia che avevo fatto ‘conoscere’ i soldi ai Torcasio, e che se ci fosse stato il marito gli avrebbe dato solo quelloche secondo lui spettava loro».
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