Ricorre un mese dalla tragica scomparsa del diciannovenne di Soriano. Nel pomeriggio Filippo è stato ricordato nella chiesa matrice di Soriano dove è stata celebrata una
messa. Una ricorrenza che pesa come un macigno sui giovani genitori del ragazzo. «Da quel 25 ottobre a oggi – ribadisce Martino Ceravolo – continuo a chiedermi come fanno quei vigliacchi a vivere con il peso di una morte innocente sulla coscienza. Vorrei guardarli negli occhi e chiedere loro di calarsi per un momento nei miei panni. Vorrei chiedere a questi vigliacchi, mafiosi e senza palle, come fanno a bere una sola goccia d’acqua, un solo sorso di vino. Hanno distrutto una famiglia, ma per loro non chiedo vendetta. Non è la vendetta che mi interessa perché niente e nessuno riporterà in vita Filippo, chiedo e pretendo giustizia, che mandanti ed esecutori marciscano in galera». Barba incolta e sguardo cupo – che ha perso la giovialità di un tempo – Martino Ceravolo ha parlato con il cuore. In continuazione ha ricordato episodi legati alla vita di Filippo, di un ragazzo «che giocava soltanto al pallone, alla play station e pensava solo al lavoro. Viveva in una casa felice e non gli mancava niente. Voleva anche comprare un camion nuovo... Mio figlio cento euro in tasca li aveva – ha sottolineato Martino Ceravolo – ma erano soldi sudati, lavorati dietro questa bancarella e nei mercati della Calabria e non certo rubati come chi va in giro a sparare. A differenza di questi vermi Filippo le palle le aveva e ce le ha anche dove si trova adesso».
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