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“Giochi” di potenti clan
all’ombra della faida

op. gringia

L’ipotesi di reato è pesante, anzi pesantissima proprio perchè ipotizzata nei confronti di un sacerdote e di un servitore dello Stato. A don Salvatore Santaguida, parroco di Stefanaconi, e all’ex comandante della Stazione carabinieri di Sant’Onofrio viene, infatti, contestata dalla Dda l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Accusa che,
al momento, non viene mossa nei confronti dei Patania e delle persone loro vicine, cioè di chi parroco e sottufficiale avrebbero favorito.
Ma la matassa che ha finito per avvolgere nei suoi fili ingarbugliati anche il sacerdote e l’ex comandante della Stazione –facendo di fatto venire meno e nel peggiore dei modi due punti di riferimento che, nel bene e nel male, rappresentavano per la comunità – avrebbe dimensioni molto più grandi rispetto a quelle di carattere prettamente locale, sull’asse Stefanaconi-Sant’Onofrio-Vibo. Gli inquirenti, per la verità, non hanno mai fatto mistero del fatto che dietro la faida innescata fra i Patania e i Piscopisani altri interessi potevano muoversi. Più che un’ipotesi visto che un tracciato Gps avrebbe «verosimilmente» attestato il coinvolgimento nella faida – all’epoca ancora in corso, scrive il pm della Dda – di esponenti apicali della cosca ‘ndranghetistica dei Mancuso.

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