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Preso il braccio destro
del boss Pesce

E' considerato il braccio destro del boss Francesco Pesce, detto "Ciccio testuni", Domenico Leotta, il latitante arrestato a Catanzaro dalla squadra mobile di Reggio Calabria. Un ruolo confermato, secondo l'accusa, dalla partecipazione di Leotta ad un summit tra i capi delle cosche Pesce e Bellocco di Rosarno, storicamente alleate ma i cui rapporti, tra il 2006 ed il 2007, rischiarono di incrinarsi in seguito all'omicidio di Domenico Sabatino, ritenuto vicino ai Pesce.

 A quel delitto seguì, l'anno successivo, l'omicidio di Domenico Ascone, per gli inquirenti vicino all'omonima famiglia legata ai Bellocco. Dopo i due delitti, i capi delle due famiglie, i Pesce ed i Bellocco, si ritrovarono in un summit per riportare la pace ed evitare l'inizio di una faida. Ed a quell'incontro, secondo la Dda di Reggio Calabria, partecipò anche Leotta. L'uomo, inoltre, è indicato dall'accusa come colui che per conto di "Ciccio testuni" si occupava delle grandi partite di droga che arrivavano a Gioia Tauro e che provvedeva a portare a Rosarno per il successivo smistamento. 

Con quello di Leotta, salgono a due gli arresti di latitanti della cosca Pesce bloccati a Catanzaro. Le indagini della Dda di Reggio Calabria, coordinate dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, e da pm Alessandra Cerreti, nel luglio del 2012 portarono all'arresto, nel quartiere Lido del capoluogo calabrese, di Domenico Arena, di 59 anni, anche lui indicato come uno dei capi della cosca Pesce. Un altro latitante, Roberto Matalone, di 36 anni, è stato arrestato il 9 agosto 2012 sulla spiaggia a Joppolo, nel vibonese. Secondo l'ipotesi degli investigatori, i tre latitanti avrebbero goduto dell'appoggio della cosca dei Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) che li avrebbero ospitati in piazze ritenute "tranquille" per farli sfuggire alla cattura. Leotta è imputato nel processo All Inside contro presunti capi ed affiliati al clan Pesce. Martedì prossimo inizierà la requisitoria del pm Cerreti. 

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