Il potere della cosca oltre ogni possibile immaginazione al punto da piegare enti, rappresentanti istituzionali e imprenditori alla propria volontà senza esercitare la benché minima pressione. In sostanza tutti sapevano cosa fare. Imprenditori, operatori turistici e amministratori sembra conoscessero le regole. E chi li rispettava, evidentemente, non aveva problemi. E in questa ottica il lavoro degli investigatori della Dda offre non pochi spunti di riflessione che danno ancora una volta la dimensione dello strapotere dei Mancuso, sul territorio vibonese.
IL CASO ZAMPARELLI. Emblematico in questo contesto l’ invito dell’assessore al Turismo del comune di Nicotera, Gian Luca Maria Zamparelli, assessore sotto l’amministrazione di Salvatore Reggio, successivamente sciolta per infiltrazioni e condizionamenti mafiosi. Zamparelli, senza avere ricevuto alcuna richiesta il 23 agosto del 2008 telefona a Giuseppe Mancuso, figlio di Cosmo Michele – detto Cannuni – all’epoca dei fatti in carcere per pregarlo di partecipare con i suoi prodotti (vini dell’azienda agricola del padre) ad un’esposizione di prodotti tipici che avrebbe avuto luogo nella stessa serata ed il giorno successivo. Mancuso nel corso dei contatti telefonici rispose che avrebbe dovuto sottoporre la questione prima a Giuseppe Raguseo, genero di Cosmo Michele Mancuso, manifestando in questo modo il ruolo centrale di quest’ultimo nella gestione del patrimonio della famiglia. In tal senso gli inquirenti annotano una intercettazione dalla quale l’assessore Zamparelli parlando con Giuseppe Mancuso (figlio di Cosmo Michele) dice: «Abbiamo uno stand... lo stand ve lo diamo noi. Vi diamo pure la luce, quindi voi alla fine dovreste provvedere solamente a mettere il vino come esposizione ». Il vino in questione che l’assessore intendeva esporre negli stand che il Comune aveva predisposto sul litorale di Nicotera Marina era il Boreo, prodotto e imbottigliato dalla Coltivazione Agricole Associate all’allevamento Animali, di Cosmo Michele Mancuso sottoposta ad amministrazione giudiziaria dal 14 gennaio 2004 al 23 dicembre 2010. A tal proposito nel provvedimento di fermo dal quale è scaturita l’operazione denominata Black Money, emerge chiaramente che «malgrado la indiscutibile conoscenza dei fatti, l’assessore Zamparelli continuava ad interfacciarsi con la famiglia mafiosa Mancuso, trascurando completamente il fatto che l’autorità giudiziaria avesse emesso un provvedimento di sequestro nell’ambito di una misura di prevenzione antimafia».
I MEZZI DELLA SORICAL. Le indagini tornano ad evidenziare il ruolo di primo piano che svolgeva Giuseppe Raguseo non solo sul territorio di Nicotera e dell’intero comprensorio di Capo Vaticano, quanto la sua capacità di muovere a suo piacimento anche uomini e mezzi della Sorical, la società a capitale misto (pubblico-privato) facente capo alla Regione Calabria a cui è demandata la gestione delle acque su tutto il territorio calabrese. In questo caso, emerge che attraverso il suo potere Raguseo, da semplice operaio della Sorical, «forte della sua caratura mafiosa, dirotta le risorse umane della società indirizzandole verso lavori a favore di privati e in particolare del gruppo di appartenenza ».
LAVORI IN PISCINA. In particolare, secondo quanto viene evidenziato, nel luglio del 2008, «proprio al fine di ottemperare agli ordini dati dal Raguseo, due operai ed una motopompa vengono dirottati e distolti dalle attività che loro competono allo scopo di effettuare l’operazione di svuotamento della piscina del villaggio “Sabbia D’Oro” a Nicotera Marina». La stessa struttura che nel corso dell’operazione antimafia della Dda è stata posta sotto sequestro preventivo. Nella telefonata ai suoi amici Raguseo, di fatti lascia intendere pure che la piscina andava svuotata perché l’acqua era diventata verde. Lo stesso nella telefonata ad un operaio della Sorical afferma: «...Senti domani mattina dovrei svuotare una piscina... che altrimenti sono rovinato qua... l’acqua è tutta verde che non hanno messo il cloro... è anche colpa nostra... e l’acqua è quella che è».
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