Entrano nell’ospedale di notte forzando una porta secondaria, vanno dritti al bar del pianterreno e prelevano la cassa. Forzano anche quella e prendono tutti i soldi che c’erano, ma mica tanti. Poi escono e probabilmente festeggiano. Si tratta di due ladri incalliti ma poco professionali, che evidentemente non guardano con attenzione i film polizieschi. Domenico Caparello e Stefano Caruso, due quarantenni lametini vecchie conoscenze delle forze di polizia, sono stati così ammanettati dagli agenti del commissariato guidato da Antonio Borelli e Lucia Cundari. L’accusa per loro è di furto aggravato. E difficilmente potranno dire al magistrato «noi non c’entriamo». La coppia di ladruncoli non ha probabilmente la minima idea che dentro e fuori dall’ospedale c’è un sistema di videosorveglianza, e che le telecamere sono a raggi infrarossi, cioè riescono a “vedere” anche al buio. Ma ci sono cose più importanti, come arraffare il registratore di cassa con il denaro liquido. In due lo prende e lo scassano per svuotarlo, poi l’abbandonano in un corridoio e scappano pensando di farla franca. Tutto questo succede nella notte di domenica 3 marzo, quando in ospedale non vola una mosca, ma la videosorveglianza funziona, e anche bene. La mattina dopo il titolare del bar fa la triste scoperta d’essere stato svaligiato, e presenta subito la denuncia al vicino commissariato di polizia. Che parte proprio dalle registrazioni video di quella notte. Le telecamere hanno immortalato i due malviventi come in un film. Le immagini sono nitide e gli investigatori cominciano ad esaminarle meticolosamente, fotogramma per fotogramma, notando subito che uno dei due aveva una mano fasciata. Poi guardando bene le loro facce e facendo i dovuti ingrandimenti vengono fuori i nomi, perchè quelli di Caparello e Caruso sono volti già visti. Cominciano le ricerche dei due in città. Ma contemporaneamente gli agenti della scientifica sul registratore di cassa forzato notano impronte digitali. Le rilevano con i loro pennellini e le polverine speciali, le fotografano e fanno un confronto con quelle che hanno in archivio. Anche la scientifica conferma che si tratta delle impronte di Domenico Caparello e Stefano Caruso. A quel punto il dirigente Borelli comunica l’esito delle indagini al sostituto procuratore della Repubblica Santo Melidona, che fa una richiesta d’arresto al giudice per le indagini preliminari Carlo Fontanazza. L’ordine di cattura viene firmato e ieri mattina scattano le manette ai polsi dei due ladri che non guardano film ma ne sono rimasti vittima in qualche modo. Adesso i due sono rinchiusi in una cella del carcere lametino. I sistemi di videosorveglianza si stanno comunque rivelando molto importanti per garantire la sicurezza. Pochi giorni fa proprio gli agenti del commissariato di Via Perugini sono riusciti a mettere le mani su un giovane che aveva rubato un blocchetto di “gratta e vinci” in un bar tabacchi qualche settimana prima.
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