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Comune, 20 giorni per
dichiarare il dissesto

 È stata inviata ieri la diffida del prefetto Michele di Bari a palazzo “Luigi Razza” attraverso la quale ha assegnato 20 giorni di tempo al Consiglio comunale per la deliberazione del dissesto finanziario. Tempi che, forse, hanno preso un pò alla sprovvista gli amministratori, che adesso dovranno rimettersi subito in “carreggiata”, considerato che trascorsi i venti giorni, in caso di mancata approvazione, il Prefetto procederà alla nomina del Commissario ad acta, avviando, allo stesso tempo, la procedura di scioglimento del Consiglio. Diffida, spiegano dalla Prefettura, che scaturisce dalla deliberazione n. 21 del 2013 della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti adottata nella Camera di Consiglio del 18 aprile con cui il medesimo consesso – sottolineano dall’Ufficio territoriale del Governo – nel prendere atto della espressa mancata approvazione, da parte del Consiglio comunale, del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale nei termini prescritti, ha accertato il perdurare dell’inadempimento alle misure correttive a suo tempo disposte e la sussistenza delle condizioni di cui all’art. 244 del d.lgs. n. 267/2000. Ergo, rimanendo quelle criticità e non essendo stato approvato il Piano che lo scorso 26 marzo l’Au - la ha bocciato (con 21 voti contrari e 7 favorevoli) la strada da intraprendere è quella paventata da diverse settimane: ossia tornare in Consiglio e deliberare lo stato di dissesto, così che un Commissario arrivi a palazzo “Luigi Razza”a gestire il debito. Una strada che lascerà dall’altro lato l’organo politico al suo posto; diversamente dal caso in cui il Consiglio entro i venti giorni non dovesse deliberare il dissesto e che automaticamente porterebbe allo scioglimento e al commissariamento. Questo, insomma, l’iter che arriva proprio nel palazzo, nel momento in cui è in itinere un accordo fra Pdl e Fratelli d’Italia e a pochi giorni (venerdì la seduta in prima convocazione) dal voto sul bilancio consuntivo. Un atto che secondo il sindaco non dovrebbe incontrare problemi, «almeno – spiega – secondo la mia logica», ma che adesso si trova affiancato alla diffida che di «certo ci condiziona » sottolinea, laconico, Nicola D’Agostino. Preferisce non commentare il sindaco e, quindi, attenderà l’esi - to dell’accordo con il Pdl e il voto sul bilancio, su cui è invece già arrivato il parere dei revisori dei conti che non hanno mancato di evidenziare criticità, ripuntando i riflettori sulla scarsa capacità a riscuotere i tributi, sul continuo ricorso all’utilizzo dei fondi vincolati per fare fronte alla spesa correnti (senza una piano organico di rientro) e sul frequente ricorso alle anticipazioni di cassa per alcuni pagamenti. Particolari che uno dopo l’altro venivano elencati già nella deliberazione della Corte dei conti n. 6 del 2013 –con cui si sospendeva la procedura di dissesto guidato in virtù della presentazione della deliberazione di ricorso alla procedura di riequilibrio approvata in Consiglio lo scorso gennaio e per cui l’Amministrazione aveva avuto 60 giorni di tempo per la redazione del Piano –che ripercorreva il percorso di palazzo “Luigi Razza”, le segnalazioni che già in precedenza erano state fatte, evidenziando altresì quei parametri di deficitarietà che andavano “col - mati”. In particolare, si puntava l’attenzione sulla «gravissima situazione relativa alla situazione di cassa» per cui nel tempo non si è registrato «nessun significativo miglioramento». Così come non erano più “tene - ri” sui fondi vincolati, sui residui pur segnalando miglioramenti rispetto al passato. Tante questioni, insomma, che si intersecano e sulle quali occorrerà fare chiarezza. Le stesse che riportano alla realtà del palazzo. Dove sul quel Piano di rientro – che aveva consentito di sospendere la procedura di dissesto – la maggioranza si era oramai divisa, arrivando quasi a “sfiduciare” il sindaco. Passi che avevano intrapreso tutta un’altra direzione, poi, quando qualche settimana fa –do - po il botta e risposta sulla mancata approvazione del Piano fra Pdl e sindaco – era tornato tutto sul “fi - lo” del dialogo. Incomprensioni e contraddizioni che tornano. E sulle quali adesso pende il tempo che il Prefetto ha messo nero su bianco. Tempi che, questa volta, però, non appartengono alla politica. Hic et nunc, senza rinvii. È partito il countdown.

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