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Caso Sarlo, Scopelliti
interrogato per 40 minuti

 Qualche incongruenza nella posizione dei due ci sarebbe stata sin dall’inizio, e non sarebbe stata risolta neanche dall’incidente probatorio di ieri: uno, il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, ha parlato per una quarantina di minuti rispondendo alle domande del gip Giovanna Mastroianni e ribadendo quanto verbalizzato nei mesi scorsi; l’altro, l’assessore al personale Domenico Tallini, si è avvalso invece della facoltà di non rispondere. Spetterà adesso ai pm Gerardo Dominijanni e Domenico Guarascio, titolari del fascicolo, valutare i contenuti dei verbali e utilizzarli nell’udienza preliminare già fissata per il 10 giugno sul “caso Sarlo”. Scopelliti e Tallini, così come la vice presidente della Regione Antonella Stasi, sono accusati di abuso d’ufficio. Nel corso dell’audizione di ieri il governatore è stato affiancato dall’avvocato Aldo Labate. Presente anche l’avvocato Francesco Iacopino in rappresentanza di una delle parti offese, il dott. Luigi Bulotta, già dirigente generale del settore Bilancio della Regione. L’incidente probatorio era stato richiesto nei mesi scorsi proprio dalla Procura di Catanzaro. Obiettivo degli interrogatori incrociati voluti dai pm era chiarire alcuni passaggi, che pare contenessero delle incongruenze, delle dichiarazioni rese da Scopelliti e Tallini sull’iter che ha portato alla nomina a dirigente generale del dipartimento Controlli della Regione di Alessandra Sarlo, ex commissario dell’Asp di Vibo Valentia (anche su questa nomina sono stati accesi i riflettori della Magistratura) e moglie del magistrato Vincenzo Giglio, l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria indagato dalla Dda milanese nell’ambito dell’inchiesta denominata “Infinito”per aver fornito notizie riservate al consigliere regionale Franco Morelli e condannato in primo grado a 4 anni e 7 mesi di reclusione. Scopelliti e Tallini, all’uscita dal Tribunale di Catanzaro, sono apparsi sereni. Perentorio l’assessore: «Ho ritenuto, in accordo con i miei legali che avevano contestato l’ammissibilità dell’incidente probatorio, di avvalermi della facoltà di non rispondere. Oltretutto, ritengo di aver detto tutto quanto era a mia conoscenza nel corso dell’interrogatorio, a cui mi sono sottoposto precedentemente, senza omettere nulla ed illustrando con meticolosità ai magistrati inquirenti la legittimità della mia condotta». Poco ha aggiunto il presidente: «Non ho detto nulla di più rispetto al precedente interrogatorio». E cioè che la decisione di rivolgersi all’esterno, nominando quindi la Sarlo, avvenne dopo la verifica che nessuno all’interno della Regione fosse in possesso dei particolari requisiti richiesti. Tuttavia, secondo la tesi sostenuta nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato nelle scorse settimane, Scopelliti, definito «amico personale della famiglia Sarlo», la Stasi ritenuta «concorrente morale» del governatore e l’assessore Tallini, «al fine di attribuire alla dottoressa Alessandra Sarlo la dirigenza generale del dipartimento Controlli della Regione Calabria, con delibera 381 dell’11 agosto 2011, alla luce dei curricula depositati», avrebbero attestato «apoditticamente e, dunque, falsamente che nessuno dei candidati, dirigenti interni alla Regione, possedesse una “esperienza sufficiente in proporzione alla complessità” dell’incarico». Attestazioni che, secondo i pm Dominijanni e Guarascio, avrebbero indotto in errore la Giunta regionale, la quale a sua volta, con delibera dell’1 settembre del 2011, nominò la Sarlo capo del dipartimento istituto poco prima, esattamente il 12 luglio del 2011. E ciò, sempre secondo la Procura, nonostante la Sarlo avesse un «curriculum sicuramente non superiore in riferimento alla specificità dell’incarico rispetto ai dirigenti interni alla Regione dichiarati non idonei». Da qui anche l’asserita violazione del decreto legislativo 165 del 2001, secondo il quale «l’amministrazione rende conoscibili, anche mediante pubblicazione di apposito avviso sul sito istituzionale, il numero e la tipologia dei posti di funzione che si rendono disponibili nella dotazione organica ed i criteri di scelta, acquisisce le disponibilità dei dirigenti interessati e le valuta». Inizialmente erano stati iscritti nel registro degli indagati tutti gli assessori regionali, ognuno dei quali è tato anche interrogato in Procura. Ma alla fine, come sollecitato dalla stessa Procura della Repubblica, il gip ha archiviato le posizioni di altri otto iniziali indagati, cioè gli assessori regionali Francescantonio Stillitani, Giacomo Mancini, Giuseppe Gentile, Pietro Aiello, Antonio Caridi, Mario Caligiuri e Francesco Pugliano e la dirigente regionale Rosalia Marasco. Portato a termine ieri l’incidente probatorio, il prossimo passaggio sarà l’udienza preliminare a carico dei tre indagati prevista tra poco più di un mese al cospetto del gup Mastroianni.

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