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«Gli usurai mi
chiesero di cedere
la farmacia»

 Storie di usura, di imprenditori e commercianti messi in ginocchio, travolti dai debiti, dagli interessi imposti dagli aguzzini che pur di vedere saldati il loro debito arrivavano a mettere le mani anche su beni di valore come auto, abitazioni e terreni. Ieri davanti al Tribunale a raccontare le loro drammatiche vicende sono state Laura Mamone, moglie di Giuseppe Iennarella, titolare di farmacia a Fabrizia e Rocco Antonio Mannella, commerciante di autovetture finito anche lui nella rete degli usurai. Per queste vicende sono finiti sotto processo (nei loro confronti il pubblico ministero ha chiesto il rito immediato) Giovanni Battista Tassone, 57 anni di Soriano; Girolamo Macrì, 34 anni di Soriano; Luigi Carè, 48 anni di Serra San Bruno; Nazzareno Pugliese, 63 anni di San Costantino Calabro; Carmine Franco, 36 anni di Catanzaro; Maurizio Camera, 37 anni di Ardore (Rc); Massimo Zappia, 36 anni di Bovalino e Luciano Latella, 49 anni di Ardore. Nell’udienza di eri a rispondere alle domande del pubblico ministero Di Lauro è stata per prima la farmacista Laura Mamone che ha riferito sulle vicende usuraie che hanno coinvolto il marito. «Personalmente sono venuta a conoscenza degli eventi intorno alla fine el 2008. Vedevo mio marito taciturno, preoccupato, insicuro, non dormiva la notte. Gli ho chiesto spiegazioni, ma mi diceva che erano solo problemi di lavoro; invece un giorno – ha detto la testimone – ho visto mio marito arrivare a casa e accasciarsi sul divo, e con le mani sul volto si è messo a piangere, era disperato. Non l’avevo mai visto in quelle condizioni. Mi disse che eravamo al dissesto finanziario. Mi ha raccontato tutto e disse che aveva chiesto un prestito a Giovanni Tassone ed era preoccupato perché doveva rientrare e non era nelle condizioni ». Laura Mamone dopo aver riferito che a fare da tramite era stato Luigi Carè, un amico di famiglia. «Mio marito per fare fronte ai prestiti usurai era arrivato a fare assegni anche dai conti correnti della mia farmacia. Inoltre per uscire da questo maledetto giro avevamo provato a vendere una casa a Goito (Mantova) ma non ci siamo riusciti. Ma stranamente ci siamo accorti che ogni trattativa che avviavamo non andava a buon fine al momento di concludere i clienti andavano via...». La donna dopo aver sottolineato la continua richiesta di soldi ha ribadito che un giorno a suo marito era stato testo un agguato. Fu invitato da Carè ad andare a trovare Tassone, ma quando si è accorto che era finito in una «stradina di campagna scappò e fu inseguito... per fortuna tutto è andato bene. Di fronte a tanta disperazione non sapevamo cosa fare, e ci siamo rivolti a Francesco Tassone (fratello di Giovanni), pregandolo di farci un prestito. Ma lo stesso era a conoscenza dei soldi che mio marito doveva dare a suo fratello e pertanto ci fece la proposta di cedere la mia farmacia... oppure di fare delle cambiali. Andammo via....». In sede di controesame a porre delle domande a Laura Mamone è stato l’avvoca - to di parte civile, Giovanna Fronte; nonché alcuni legali di fiducia degli imputati, ovvero l’avv. Ganino e l’avv. D’Ascola. Per quanto concerne Rocco Antonio Mannella, invece, le sue denunce sono arrivate solo dopo alcune intercettazioni, il testimone ha riferito di avere avuto dei problemi finanziari a cominciare dal 2005 e ho chiesto un prestito a Giovanni Tassone, titolare di un supermercato. «La prima volta chiesi 8 mila euro, ma lui pretese 9mila e 600 euro da restituire il mese successivo. A garanzia di quel prestito feci pure un assegno». Successivamente lo stesso Mannella, era ricorso più volte a prestiti, che non potendoli saldare con assegni o in denaro contante una volta consegno anche la Bmw X3 di un suo familiare. Il processo riprenderà per il controesame di Mannella, anche lui parte civile nel processo con l’avvocato Giovanna Fronte, mercoledì prossimo.  

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