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L’inceneritore
Scordovillo
brucia ancora

L'odore acre alla diossina ha dato il buongiorno alla città ieri mattina. Da Scordovillo infatti, così come avviene ormai da anni, è salita la colonna di fumo nero provocata dall'incendio dei rifiuti di ogni genere, anche pericolosi, abbandonati nella discarica a cielo aperto che circonda la baraccopoli dei rom. Tutto ha inizio alle 6.30, quando dalla stradina che costeggia la bidonville, si è levata un'immensa colonna di fumo, visibile da tutta la città. Alle 6.45 i residenti del quartiere hanno allertato i vigili del fuoco del distaccamento di Caronte che, nel giro di qualche manciata di minuto, sono giunti sul posto con due mezzi pesanti e 8 uomini che hanno provveduto a spegnere le fiamme. Alle 9.30 scatta la protesta. Uno dei residenti, il signor Vincenzo Taverna, torna davanti al tribunale. Torna perchè di sit-in contro il fumo alla diossina di Scordovillo il signor Taverna ne ha fatte tante negli ultimi venti anni. Da quando cioè i rom hanno iniziato a bruciare di tutto e di più all'interno della baraccopoli, producendo quella polvere nera che invade tutto e tutti, e che altro non è che diossina. Ma nessuno, nonostante le promesse, ha mai fatto nulla. Così come non si è dato seguito neanche all'ordine di sgombero emesso dall'ex procuratore della Repubblica Salvatore Vitello: anche in questo caso l'ordinanza è rimasta lettera morta.

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