«Le operazioni “Medusa” e “Perseo” non possono considerarsi come la fine di un progetto investigativo portato avanti sul territorio lametino, ma vanno considerate come fasi “intermedie” dello stesso. Un nuovo punto di partenza, in un progetto investigativo più ampio e magistralmente coordinato dalla Dda di Catanzaro». È uno dei passaggi più significativi dell'intervista rilasciata dal capo della Squadra Mobile della Questura di Catanzaro Rodolfo Ruperti sull'attività di polizia svolta negli ultimi anni in città e che ha permesso di decapitare la storica cosca Giampà. «La fine della cosca Giampà – ha spiegato Ruperti – è stata decretata dalla collaborazione di elementi di primissimo piano, quali Giuseppe Giampà, ritenuto il capo dell’omonima cosca e dai suoi più stretti collaboratori. La decapitazione del clan rende altamente improbabile la rinascita di questa organizzazione, ma ciò non vuol dire che altre organizzazioni non possano colmare il vuoto venutosi a creare a Lamezia. Le operazioni di polizia, purtroppo, non bastano da sole a sconfiggere un fenomeno come quello mafioso che approfitta dell’omertà e di pseudo paure. Soltanto una presa di coscienza sociale forte a tutti i livelli può decretare la fine di fenomeni purtroppo così radicati nelle subculture del posto».
L'intervista completa la potete leggere sul nostro giornale
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