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Il boss “Capurandi”
lo zio “Cacà”o“Cecè”,
l’altro zio “Millelire”,
l’estortore “Porchetta”

Il linguaggio cripticodella ‘ndrangheta è tipico delle organizzazioni criminali e di chi ha i elevata esperienza delinquenziale. Serve a comunicare tra loro senza fare nomi e cognomi, perchè... c’è sempre qualcuno di troppo che potrebbe ascoltare. Dal fascicolo giudiziario di “Perseo” emerge come esponenti di primo piano della famiglia “Giampà” usavano alias in codice e soprannomi per indicare capi e i gregari. Tra gli atti anche un’informativa redatta dagli agenti della sezione criminalità organizzata della questura di Catanzaro che illustra l’attribuzione degli alias con i quali venivano indicati i componenti della cosca. Una ricerca che ha consentito alla squadra mobile di compilare delle schede in cui sono riportati i nomignoli con i quali il giovane boss Giuseppe Giampà ed altri affiliati venivano indicati dai componenti della famiglia, emersi dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dalle intercettazioni. Un gergo che emerge dall'ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Catanzaro che ha portato in carcere un mese fa 65 persone. Da questo attento esame è emerso che Giuseppe Giampà, figlio di Francesco “il professore”, capo storico della cosca e da anni in galera, veniva indicato con diversi appellativi: Capone, Capurandi, Principale, Presidente, Peppe, Number one e Numero uno.

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