A fine mese scadranno i termini processuali relativi al procedimento “Perseo”. Un aspetto giudiziario che consentirà al pubblico ministero della Dda di Catanzaro di richiedere al giudice delle indagini preliminari di disporre il giudizio immediato nei confronti delle persone che sono state raggiunte dal provvedimento di custodia cautelare, così come fu fatto per l’operazione “Medusa”. Non è escluso che i difensori degli indagati chiederanno il giudizio abbreviato, un rito che consentirebbe agli imputati, nel caso venissero condannati, di godere di uno sconto di pena, così come prevede il codice di procedura penale. Il procedimento “Perseo”, così com’è stato per “Medusa”, i cui imputati sono stati condannati, si fonda principalmente sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, soprattutto quelle rese da Giuseppe Giampà, figlio del “Professore”, anche lui condannato nel procedimento “Medusa”. Un giudizio atteso da molti, anche perché l’ex padrino (ora diventato collaboratore di giustizia) ha descritto uno scenario criminale che, come hanno scritto i magistrati in diverse ordinanze, ha deturpato «una delle maggiori città calabresi». Un’associazione criminale che ha condizionata «pesantemente lo sviluppo economico, politico e sociale della città della piana». (Articolo collegato a pagina 23). Molti di quei verbali che nella fase dibattimentale di “Medusa” non sono stati accolti, sono stati invece allegati, insieme ad altri, al fascicolo “Perseo”, dove vengono ulteriormente descritti fatti e circostanze legate alla cosca. E in questi atti il figlio del “Professore” ricostruisce non solo l’organizzazione della sua cosca, ma anche i profili criminali delle altre cosche che operano sul territorio, quelle dei “Cerra – Torcasio – Gualtieri”, la cosca Iannazzo e di altre ‘ndrine collegate a queste famiglie.
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