La criminalità organizzata lametina aveva progettato di far saltare in aria l’abitazione di un magistrato. Una delle più potenti cosche che opera in città aveva infatti deciso di distruggere la casa di un magistrato che «aveva messo le mani dove non doveva metterle». La cosca che aveva deciso di commettere quest’azione criminale non è quella dei Giampà, come si potrebbe facilmente immaginare, ma un’altra famiglia che opera da anni sul territorio e che è riuscita con abilità a nascondere i suoi “affari” criminali, grazie anche alla capacità di cambiare colore come un camaleonte, facendo così confondere gli investigatori e la stessa magistratura inquirente. Questo anche grazie alla disponibilità di persone che apparentemente non hanno alcun rapporto con il mondo criminale, ma che in realtà, attraverso la loro “faccia pulita”, fanno l’interesse della cosca alla quale appartengono. E tra queste persone ci sono diversi imprenditori. A rivelare che questa cosca (di cui per opportunità non riveliamo il nome in quanto sono in corso delle indagini per avere riscontri ben precisi) è stato un collaboratore di giustizia che ha riferito di avere appreso da un imprenditore che il clan aveva deciso di far saltare in aria la casa di un magistrato «nel Natale del 2010».
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