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Ex sindaco antimafia
resta ai domiciliari

Il tribunale del riesame di Catanzaro ha rigettato la richiesta dei difensori dell'ex sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole di annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari eseguita il 3 dicembre per corruzione elettorale e turbativa d'asta aggravati dal metodo mafioso. Nel corso dell'udienza, i difensori della Girasole hanno depositato una memoria di oltre 200 pagine, mentre il pm Salvatore Curcio ha presentato nuovi atti.

Carolina Girasole, nel periodo in cui ha ricoperto la carica di sindaco di Isola Capo Rizzuto (Crotone), dal 2008 al 2013, era divenuta un simbolo dell'antimafia, anche per alcune intimidazioni subite. In realtà, secondo l'accusa della Dda di Catanzaro, la sua elezione era stata macchiata da un accordo con la cosca di 'ndrangheta degli Arena che le avrebbe fornito un pacchetto di 1.350 voti. Insieme alla Girasole sono state arrestate altre sette persone tra le quali il marito Francesco Pugliese. Tra il materiale depositato al tribunale del riesame dal sostituto procuratore generale Salvatore Curcio, ci sono anche atti e testimonianze relative al fatto che uno degli Arena, Pasquale, indicato come uno degli elementi di spicco della cosca, ha lavorato per 20 anni, fino al 2009, nella concessionaria di automezzi Ford intestata al padre ed al fratello di Carolina Girasole. Inoltre sono stati depositati nuovi atti che, secondo l'accusa, confermerebbero come sia stato l'ex sindaco ad intervenire direttamente per assicurare alla famiglia Arena non solo il "mantenimento del possesso dei terreni confiscati, ma anche la loro coltivazione a finocchio e la relativa raccolta del prodotto avvenuta nel 2010" ad un prezzo definito ''irrisorio'' dalla Dda di Catanzaro, 500 euro ad ettaro contro una valutazione di mercato che era di circa 12 mila euro.

 

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