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Monito del vescovo
Stop a usura
e corruzione

«C'è chi ruba,
distrugge e divora i beni dei poveri. Chiediamo a S. Antonio di
convertirli e di fermare la spirale della corruzione
pacificamente accettata». E’ la preghiera del Vescovo di Lamezia
Terme, mons. Luigi Antonio Cantafora, al termine della
processione di S. Antonio di Padova, che ha concluso i
festeggiamenti in onore del compatrono della città di Lamezia
Terme.
Le famiglie e le imprese «spogliate da quelli che S. Antonio
chiamava la gente maledetta dagli usurai», la corruzione
dilagante, l’illegalità «che rischia di diventare la trama della
convivenza civile della nostra città». Questi i temi toccati dal
Vescovo nel suo discorso alla città, ribadendo «sostegno e
gratitudine alle forze dell’ordine per il loro lavoro» e
rivolgendo un appello perché «la parola di S. Antonio risuoni
forte in particolar modo contro gli usurai e gli strozzini, che
coperti dalla criminalità organizzata, ancora mietono vittime
che restano silenziose e prive di aiuto. Senza parlare della
corruzione che dilaga». Dietro le vittime dell’usura, ha
aggiunto il Vescovo, «vediamo chi, duro e inflessibile persevera
nel male e non si piega di fronte a Dio».
Mons. Cantafora ha evidenziato il senso autentico della
devozione al Santo di Padova «che ci invita a rimetterci a
seguire la via sicurissima del Vangelo, dove giustizia e pace si
baciano e amore e misericordia si incontrano. E il Vangelo resta
per noi la regola migliore, la via più santa, il mezzo più
sicuro per la vera giustizia, perché porta con se la parola
rivoluzionaria del perdono. Riconciliamoci, cerchiamo di
stringere e unire le forze. Nella città di Lamezia cresca e
maturi un impegno concreto e reale verso il bene comune».
«Se seguiamo il Vangelo che impone l’attenzione verso i
poveri, gli ultimi e i bisognosi - ha concluso mons. Cantafora 
- allora la speranza può rinascere, perché il cristiano, come
Sant'Antonio, sa di avere in custodia tutti i suoi
fratelli».(ANSA).

«C'è chi ruba, distrugge e divora i beni dei poveri. Chiediamo a S. Antonio di convertirli e di fermare la spirale della corruzione pacificamente accettata». E’ la preghiera del vescovo di Lamezia Terme, mons. Luigi Antonio Cantafora, al termine della processione di S. Antonio di Padova, che ha concluso i festeggiamenti in onore del compatrono della città di Lamezia Terme. Le famiglie e le imprese «spogliate da quelli che S. Antonio chiamava la gente maledetta dagli usurai», la corruzione dilagante, l’illegalità «che rischia di diventare la trama della convivenza civile della nostra città». Questi i temi toccati dal vescovo nel suo discorso alla città, ribadendo «sostegno e gratitudine alle forze dell’ordine per il loro lavoro» e rivolgendo un appello perché «la parola di S. Antonio risuonif orte in particolar modo contro gli usurai e gli strozzini, che coperti dalla criminalità organizzata, ancora mietono vittime che restano silenziose e prive di aiuto. Senza parlare della corruzione che dilaga». Dietro le vittime dell’usura, ha aggiunto il vescovo, «vediamo chi, duro e inflessibile persevera nel male e non si piega di fronte a Dio». Mons. Cantafora ha evidenziato il senso autentico della devozione al Santo di Padova «che ci invita a rimetterci a seguire la via sicurissima del Vangelo, dove giustizia e pace si baciano e amore e misericordia si incontrano. E il Vangelo resta per noi la regola migliore, la via più santa, il mezzo più sicuro per la vera giustizia, perché porta con se la parola rivoluzionaria del perdono. Riconciliamoci, cerchiamo di stringere e unire le forze. Nella città di Lamezia cresca e maturi un impegno concreto e reale verso il bene comune».«Se seguiamo il Vangelo che impone l’attenzione verso i poveri, gli ultimi e i bisognosi - ha concluso mons. Cantafora - allora la speranza può rinascere, perché il cristiano, come Sant'Antonio, sa di avere in custodia tutti i suoi fratelli».(ANSA).

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