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Padre e figlio entrambi condannati per la sparatoria in corso Mazzini

comità

 Dieci anni e 4 mesi di reclusione al figlio per tentato omicidio, minacce, armi e ricettazione; tre anni e 4 mesi di carcere al padre per concorso in porto in luogo pubblico di pistola e minacce. Così ha deciso il giudice dell’udienza preliminare Bianca Maria Todaro, che ha giudicato e condannato col rito abbreviato Vladimiro Comità (27 anni) e suo padre Elio (61 anni), assolvendo quest’ultimo dall’accusa di tentato omicidio. Padre e figlio erano imputati nel procedimento scaturito dalla sparatoria avvenuta la mattina di giovedì 11 aprile 2013 nel viale antistante il Tribunale. Qui, in un tratto di Corso Mazzini, in mezzo al traffico ed alla folla, venne inseguito e ferito gravemente il 61enne Luigi Covelli che venne poi ricoverato nell’ospedale in prognosi riservata. Il pensionato Montedison che aveva precedentemente avuto dei contrasti con i Comità, venne colpito da quattro proiettili cal. 7,65 all’emitorace sinistro, alla spalla destra, alla scapola sinistra e al dito mignolo. A sparare fu Vladimiro Comità, bloccato da tre poliziotti subito intervenuti ai quali diedero man forte due finanzieri. Insieme al giovane venne arrestato anche il padre Elio che era vicino al figlio. Ai due allevatori l’Ufficio di Procura contestava il concorso in tentato omicidio, il porto illegale d’arma, gli spari in luogo pubblico, oltre al reato di ricettazione della pistola clandestina e le minacce nei confronti di Covelli per episodi dell’estate e del dicembre 2012. Nella scorsa udienza il pm Gabriella De Lucia aveva chiesto la condanna a 13 anni di reclusione per Vladimiro ed a 10 anni per il padre. Una richiesta contestata dagli avvocati Gianluca Marino e Mario Prato che difendono i due imputati. Nella sua arringa Marino aveva sostenuto che i suoi assistiti sarebbero stati provocati da Covelli con il quali avevano avuto contrasti precedenti; ed aveva ribadito che Elio Comità era estraneo al tentato omicidio perchè non sapeva che il figlio avrebbe sparato. Il giudice ha accolto evidentemente quest’ultima ipotesi, visto che ha assolto Elio Comità dalle accuse di tentato omicidio e ricettazione. Il gup ha condannato i due a risarcire la parte offesa, assistita in sede di giudizio dall’avv. Aldo Truncè, ed ha stabilito che sia il giudice civile a decidere l’entità del risarcimento.

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