Il patchwork della sanità infinito come la tela di Penelope. Pezze che si aggiungono e si tolgono a una coperta che rimane però sempre corta. Un esempio eclatante i 50 infermieri professionali andati in pensione dal 2009 a oggi e mai reintegrati, oppure la carenza assoluta di operatori socio-sanitari cristallizzata in un “meno 80 per cento”, senza considerare l’età media del personale infermieristico attestata intorno ai 55 anni. Un quadro destinato a precipitare tra qualche anno quando in pensione andranno altri 70 infermieri professionali congelati al loro posto dalla legge Fornero. Numeri e non solo, perché dietro ognuno di esso vi è un dipendente e avanti a questo un utente bisognoso di cure, attenzioni e di parole di conforto. Ma il sistema sanitario sembra muoversi soltanto lungo i binari dei numeri, o meglio delle cifre. Quelle sempre in rosso annotate nella black-list del Patto di stabilità o di rientro che dir si voglia. Insomma l’obiettivo è di far quadrare i conti anche se, nella maggior parte dei casi, la “quadratura” finisce col pesare più d’ogni altro sulle spalle di infermieri professionali e medici. Cioè del personale, di quello in servizio reale e non virtuale nelle corsie ospedaliere. Una situazione che rischia di sfuggire di mano e che, nei giorni scorsi, è stata al centro di un consiglio direttivo del Collegio Ipasvi presieduto da Stefano Moscato. I rappresentanti degli infermieri professionali, degli assistenti sanitari e delle vigilatrici d’infanzia hanno tastato il polso della situazione e il risultato emerso è degno di attenta riflessione considerato che il personale è molto spesso costretto a fare il doppio-turno, a saltare il giorno di riposo e a trattenersi in servizio per straordinario che non viene retribuito. Ciliegina sulla torta le ferie, un miraggio per buona parte del personale infermieristico che riesce a fare, grazie ai salti mortali dei colleghi, le due o tre settimane canoniche ma non riesce a smaltire il monte ferie accumulato negli anni. Una spirale nel cui vortice si ritrovano gli infermieri professionali in servizio all’ospedale civile «sottoposti a un continuo stress – spiega Moscato – a un disagio quotidiano che il Collegio Ipasvi fa suo per sollecitare con forza un cambiamento di rotta. Comprendiamo i problemi in cui si dibatte la sanità, non solo quella vibonese ma anche quella regionale, ma è anche vero che in queste condizioni non si può andare più avanti perché il nostro malessere, nonostante gli sforzi, rischia di ripercuotersi negativamente sul rapporto copn gli utenti».