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Morte dell’infermiere, fu omicidio

 Se qualche mese fa l’ipotesi dell’omicidio acquisiva sempre più certezze, oggi gli inquirenti indagano solo ed esclusivamente in quella direzione. In altre parole non ci sarebbe più alcun dubbio sulle cause e sulle modalità della morte di Nicola Colloca, 49 anni, di Vena Superiore, infermiere del 118, rinvenuto cadavere la sera del 26 settembre di quattro anni fa all’interno dell’auto, così come il corpo della vittima, devastata dalle fiamme. Viene dunque decisamente messa da parte l’ipotesi del suicidio perché di delitto si tratta. L’infermiere –da quanto emerso – è stato colpito con un corpo contundente, forse anche ucciso, e poi caricato all’interno della Opel Corsa intestata alla moglie. Auto che con il suo drammatico carico è stata data alle fiamme nella pineta di località “Gutumara”, zona a cavallo tra i territori di Pizzo e Sant’Onofrio. Insomma un evento traumatico è stata la causa della morte dell’infermiere del Suem 118 e non la volontà suicida. D’altro canto alla tesi della morte volontaria i familiari della vittima, che chiedono chiarezza sul decesso del congiunto, non hanno mai creduto. Come si ricorderà il corpo di Nicola Colloca fu ritrovato disteso sul sedile di guida e già nella prima fase delle indagini i carabinieri – l’attività fu avviata dai carabinieri di Pizzo sotto le direttive del maresciallo Pietro Santangelo (all’epoca alla guida della Stazione) e poi condotta dai militari della Compagnia, coordinati dal capitano Diego Berlingieri –avevano notato una lesione sull’emitorace destro del cadavere, ma che fu addebitata al devastante rogo che aveva avvolto l’autovettura. Un sospetto iniziale che col passare del tempo ha però acquisito maggiore forza. A dare una decisiva svolta alle indagini –coordinate dal sostituto procuratore Michele Sirgiovanni – la perizia del prof. Giovanni Arcudi, che a seguito della riesumazione della salma (marzo scorso) ha eseguito l’autopsia e ulteriori accertamenti, depositata tra giugno e luglio scorsi. Al contempo ad agevolare le indagini e dirigerle decisamente verso la tesi omicidio l’esame dei diari della vittima analizzati dalla criminologa Simonetta Costanza. E gli inquirenti avrebbero anche messo al loro posto buona parte dei tasselli del complesso puzzle del movente. Un aspetto sul quale viene mantenuto il massimo riserbo, ma anche in questo caso la svolta nelle indagini sarebbe dietro l’angolo e i risvolti potrebbero essere davvero inquietanti. Al momento, comunque, sui motivi alla base del delitto rimane un alone di segretezza anche se, nel corso del tempo, è stata scandagliata dagli inquirenti con maggiore attenzione la sfera personale della vittima. «Noi abbiamo sempre escluso la tesi del suicidio –aveva dichiarato la sorella di Colloca – anche perchè la morte di mio fratello ha avuto delle modalità che da subito hanno destato perplessità». Il riferimento è alla sostanza sedativa che l’infermiere avrebbe inalato e che, comunque, avrebbe impedito all’uomo di darsi fuoco o quanto meno non avrebbe potuto bloccare una seppur minima istintiva reazione. Invece Nicola Colloca è rimasto immobile mentre le fiamme lo avvolgevano.

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