La mattinata di sole rotta da dodici spari. Luigi Aiello crolla dall’alto dell’escavatore giallo accanto al suo Suv. Sua moglie nella casa, ad una cinquantina di metri, sente tutto. Tanti botti, poi la morte. Quando arrivano i carabinieri è tardi. Aiello, che tutti in paese chiamano Domenico o “Sceriffo”, non respira più. A 58 anni lascia la moglie e il figlio Salvatore che lavora nella sua impresa edile. Sulle alture tra Soveria e Decollatura è guerra. Sta per arrivare la superstrada e si muovono tanti interessi in un lembo di terra di Calabria dove per decenni non s’è battuto un chiodo. Così come accadde negli anni Settanta per l’A3 s’è messo in moto un gran giro di soldi: forniture, subappalti, movimento terra. Questa volta è toccato ad Aiello. Lo scorso 30 giugno a Daniele Scalise, altro piccolo imprenditore edile di Decollatura. Il 19 gennaio dell’anno scorso persero la vita Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, due giovani lametini uccisi in un bar a Decollatura da Domenico e Giovanni Mezzatesta, padre e figlio che avrebbero voluto lavorare sulla nuova strada che taglia il Reventino da Soveria a Marcellinara. Per i carabinieri di Soveria Mannelli ci sono diversi punti in comune tra l’omicidio di ieri mattina e quello di Scalise. Sono avvenuti in pieno giorno a Soveria, le vittime sono i titolari di piccole imprese di movimento terra che avevano lavorato anche insieme, e le loro aziende sono coinvolte nella costruzione del primo tronco della superstrada “Medio Savuto” progettata negli anni Ottanta ma ancora non è completata neanche per un decimo. Se si continua così saranno 35 kilometri di sangue. Qualcuno che conosce bene il territorio e le abitudini di Aiello ieri mattina s’è avvicinato con un fucile al grande escavatore ed ha colpito a pallettoni la vittima predestinata. L’uomo è stato letteralmente devastato. Aveva qualche precedente penale che risale a parecchio tempo fa. La prima pista seguita dal capitano Domenico De Biasio che comanda la Compagnia dei carabinieri di Soveria Mannelli è quella di ‘ndrangheta. Le indagini sull’omicidio Scalise infatti sono passate dalla procura lametina a quella antimafia di Catanzaro, nelle mani del sostituto Elio Romano che conosce benissimo la mappa ‘ndranghetistica di Lamezia e dell’intero hinterland. Da ieri in contrada Celifetto, nel verde altopiano che circonda Soveria, è tornata l’aria pesante. Soltanto pochi giorni fa in casa Aiello si festeggiava il matrimonio del giovane Salvatore e consorte. La voce sull’esecuzione mafiosa dell’imprenditore nella mattinata è arrivata persino nel chiassoso mercatino della frutta e verdura nella piazza principale del paese dove fino a pochi mesi fa gli omicidi di mafia si vedevano solo in televisione.
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