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Operazione Toro, 20 anni al boss di Rizziconi

 Tre condanne, per complessivi 50 anni di reclusione, e tre assoluzioni  Si è concluso così, nel pomeriggio di ieri, il procedimento di primo grado che fa riferimento all’operazione “Toro”, che si è celebrato dinanzi al Tribunale di Palmi in composizione collegiale presieduto dal giudice Antonio Battaglia con a latere i togati Anna Laura Ascioti e Francesco Maione  Al termine della camera di consiglio il Tribunale di Palmi ha inflitto 20 anni di reclusione a Teodoro Crea 76 anni di Rizziconi (20 anni la richiesta avanzata dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti), difeso dagli avvocati Nico D’Ascola e Roberto Rampioni; 15 anni sono stati inflitti a Giuseppe Crea 37 anni di Rizziconi (18 anni la richiesta di condanna), difeso dall’avvocato Lorenzo Gatto; e 15 anni di reclusione sono stati comminati anche a Domenico Crea 33 anni di Rizziconi (18 anni la richiesta di condanna), difeso dagli avvocati D’Ascola e Francesco Albanese Assolti dal Tribunale di Palmi gli altri tre imputati: Helenio Domenico Marvaso 52 anni di Rizziconi (richiesta di condanna a 12 anni) difeso dall’avvocato Pasquale Loiacono; Francesco Antonio Crea 53 anni di Rizziconi (richiesta di condanna a 14 anni di reclusione) difeso dall’avvocato Marina Mandaglio; Domenico Surace 47 anni di Rizziconi (richiesta di condanna a 14 anni), difeso dall’avvocato Marcella Belcastro  Gli stessi erano chiamati a rispondere del reato di associazione mafiosa, perché in concorso tra loro e con altre persone non identificate, secondo la procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, avrebbero fatto parte, si evidenzia dal capo d’accusa, «di una associazione di tipo mafioso che avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e di omertà che ne deriva, commetteva delitti, acquisiva in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici per realizzare profitti e vantaggi ingiusti per se o per altri, nonché al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a se o ad altri in occasione di consultazioni elettorali»  Tra le varie sfaccettature dell’operazione “Toro”, che risale all’anno 2006, le attenzioni degli inquirenti si concentrarono anche «sulla molteplicità di atti estorsivi nei confronti di commercianti, liberi professionisti imprenditori della zona, tra cui, quelli ai danni di Pasquale Inzitari, Rosario Vasta e Ferdinando De Marte, soci della De Vi N Spa, ed in particolare l’estorsione finalizzata al pagamento di una somma di denaro pari a diverse centinaia di migliaia di euro, quale tangente riconducibile, scrivevano gli inquirenti – alla realizzazione da parte della società citata dell’operazione economica finalizzata alla realizzazione del centro commerciale “Il Porto degli Ulivi”» 

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