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Il Catanzaro paga a caro prezzo la sua ingenuità

 Un'altra sconfitta. Meritata per il modo in cui il Catanzaro riesce a farsi raggiungere e superare dopo il vantaggio firmato da Razzitti. C'è ancora tanto che non va nella macchina guidata da Massimo D'Urso, che fra ingenuità e mancanza di personalità lascia ancora l'intera posta in palio a un'altra squadra campana. La Juve Stabia non ruba nulla, ma può soltanto ringraziare un'orchestra, quella giallorossa, che stecca proprio quando dovrebbe chiudere i conti. Chi si aspettava altri progressi dopo il pari di Foggia è rimasto deluso. Il tecnico giallorosso non sorprende e schiera la stessa formazione dello “Zaccheria”, con Agnello e Foresta cani da guardia del regista - Selvatico - e Bernardi e Squillace sulle corsie. Prima panchina per Moi, che nella lista dei convocati ha preso il posto di Sirigu (rimasto fuori per un acciacco). Ciullo, dall'altra parte, risponde con l'ex Liotti da terzino sinistro del 4-4-2, Arcidiacono e Vella sulle corsie del centrocampo, Ripa e Gomez di punta. Il modulo giallorosso è lo stesso di sempre (3-5-2), la posizione in campo delle mezzali è più avanzata e il baricentro, in fase di possesso palla, più alto rispetto al solito. Di pericoli, però, nemmeno l'ombra, anche se è l'idea complessiva del gioco del Catanzaro che pare più organizzata di quella - confusa - vista contro la Casertana. Se Orchi e compagni mostrano un leggero cambiamento quando hanno la palla fra i piedi, quando devono difendere si chiudono nello modo di sempre.

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