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Il boss: «Non capisco l’arresto»

Il boss: «Non capisco l’arresto»

«Non capisco il perchè di questo arresto». Una frase ripetuta più volte ieri da Nicolino Grande Aracri al gip del Tribunale di Milano che per rogatoria ha condotto l’interrogatorio di garanzia del 57enne, indicato da magistrati e investigatori come il boss della locale di Cutro.

Nicolino Grande Aracri è stato sentito fino a notte, nel carcere di “Opera” a Milano dove è rinchiuso in regime di 41/bis. Destinatario di una delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Catanzaro Domenico Commodaro, nell’ambito dell’operazione , “Kiterion II”, Grande Aracri è stato interrogato per circa quattro ore. Assistito dall’avvocato Antonio Comberiati, su delega degli avvocati Gregorio Viscomi e Sergio Rotundo che lo difendono in questo procedimento, il “professore” (uno dei suoi soprannomi), si è difeso puntigliosamente contestando le accuse che gli rivolge la Procura Antimafia di Catanzaro. Nell’operazione bis di “Kiterion” messa a segno lunedì scorso, un anno dopo blitz gemello di “Aemilia”, Grande Aracri è finito in carcere per associazione mafiosa, per l’omicidio del vecchio boss di Cutro Totò Dragone, per il tentato omicidio dei due che accompagnavano Dragone quel giorno di maggio del 2004; ma anche per la tentata estorsione a una multinazionale spagnola che gestiva un parco eolico tra Cutro e Isola Capo Rizzuto. Reati per i quali Nicolino Grande Aracri è già imputato a piede libero nel procedimento “Kiterion”, insieme ad altre 51 persone. Procedimento del quale oggi è prevista un’udienza preliminare a Catanzaro davanti al gup Carlo Saverio Ferraro.

L'approfondimento nell'edizione in edicola della Gazzetta del Sud

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