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Ucciso maresciallo catanzarese

Ucciso maresciallo catanzarese

Li hanno colti di sorpresa di notte. Una pioggia di proiettili sparati almeno da due persone. Uno mortale per il carabiniere Silvio Mirarchi, 54 anni, originario di Catanzaro (dove ancora risiede la sua famiglia, nel popoloso quartiere Santa Maria), maresciallo dell’Arma in servizio nella piccola stazione di Ciavolo, nelle campagne marsalesi. Martedì sera, con un collega, era impegnato in un’indagine antidroga, forse alla ricerca di una piantagione di marijuana, in contrada Scacciaiazzo. Erano entrambi in borghese quando sono stati raggiunti dal fuoco. Mirarchi, che lascia la moglie e due figli, è stato colpito alla schiena. A dare la notizia della sua morte, ieri è stato il Presidente Sergio Mattarella che si è detto profondamente addolorato e ha inviato al comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette un messaggio di cordoglio, esprimendo la ferma condanna per «il brutale agguato, che priva l’Arma di un servitore dello Stato coraggioso ed esemplare». Soccorso dal collega, Mirarchi è stato portato all’ospedale di Marsala e sottoposto a un intervento chirurgico durante il quale gli è stato asportato un rene. Poi il trasferimento in elisoccorso all’ospedale Civico di Palermo, nel reparto di Chirurgia vascolare, per una nuova operazione. «I proiettili, almeno due, hanno creato gravi danni a un rene e all’aorta – spiega il direttore sanitario Giorgio Trizzino –. Bisognava inserire uno stent e rafforzare l’aorta. L’intervento è durato otto ore, ma il maresciallo era molto debilitato e aveva perso molto sangue. Era giunto in stato di choc. L’intervento era terminato e lo stavano trasferendo in rianimazione, ma si è verificato l’arresto cardiaco». A tentare di ricostruire la dinamica dell’agguato sono i carabinieri del comando provinciale di Trapani e la Procura di Marsala. Il maresciallo e il commilitone si sarebbero mossi in una zona dove sono impiantate serre e piantagioni di canapa indiana. Una di queste, trovata dagli inquirenti dopo l’agguato, sarebbe stata vigilata da un paio di persone che, avendo notato i due militari in borghese, scambiandoli per ladri – nel passato ci sono stati diversi furti di piante di marijuana – hanno fatto fuoco senza pensarci su due volte. Nella punta Ovest della Sicilia, tra Marsala e Mazara del Vallo, nel tempo sono state scoperte decine di piantagioni di droga, in serra o in campi liberi, nascosti da canneti. Un paio di settimane fa due romeni erano stati presi a fucilate in un’altra campagna della zona dai «custodi» di una piantagione di canapa indiana. Uno di loro, ferito, era riuscito a fuggire. Dell’altro, invece, si sono perse le tracce. Qualche giorno dopo un cadavere carbonizzato, forse del romeno scomparso, è stato trovato a circa un chilometro di distanza.

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