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Truffa, aspettava uno smartphone e riceve un limone

Truffa, aspettava uno smartphone e riceve un limone

Vibo Valentia

Una sòla originale. Non il solito e anonimo mattone, bensì un profumato limone. Ma l’odore e l’aspetto del sole di Calabria non è stato comunque gradito da chi in realtà nel pacchetto aspettava di ricevere uno smartphone.

Protagonista della singolare trovata – ma che sempre di una truffa si tratta – un 41enne di Limbadi, centro del Vibonese, che è stato denunciato dai carabinieri. Si tratta di E.R. già noto alle forze dell’ordine.

Da quanto emerso il raggito che il 41enne di Limbadi avrebbe orchestrato on line ha interessato diverse regioni. Di Bergamo, infatti, è la studentessa poco più che ventenne che lo smartphone pensava di aver acquistato su internet per 300 euro, sul sito subito.it. La stessa sta trascorrendo le vacanze in Sardegna per cui la “sòla al limone”, partita dalla Calabria e nella fattispecie dal Vibonese, e lì che l’ha ricevuta. Insomma un giro lungo per un raggiro corto, nel senso che l’intervento dei carabinieri – in questo caso quelli della Stazione di Stintino (Sassari) – ha fatto sì che l’autore della truffa non incassasse il denaro pagato dalla studentessa contrassegno nel momento in cui un corriere le aveva recapitato il pacchetto. Quest’ultimo, infatti, è stato rintracciato dai militari di Stintino prima che versasse il denaro sul conto del 41enne di Limbadi.

In pratica la ventenne bergamasca, in vacanza in Sardegna, una volta aperto il pacchetto e visto che anziché il telefono conteneva un bel limone imballato con vecchi fogli di giornale, si è subito rivolta ai carabinieri consentendo così sia il recupero dei soldi (che aveva pagato contrassegno visto che in vacanza non aveva portato con sè la carta di credito e che le saranno restituiti) sia di risalire all’autore della sòla profumata al limone, ma dal sapore di un raggiro in piena regola.

Non è la prima volta che un vibonese si ritrova al centro di una truffa on line. Allo scorso anno, infatti, risale l’operazione denominata “Pishing”, condotta dai carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia, che portò alla luce l’esistenza di una vera e propria organizzazione dedita appunto alle truffe on line, con base operativa tra Longobardi e Vibo Marina (entrambe frazioni di Vibo Valentia). Un gruppo di truffaldini al quanto scaltri che, prima d’essere beccati, erano riusciti ad assestare imbrogli in mezza Italia considerato che, all’epoca, furono numerose le denunce giunte alla Stazione carabinieri di Vibo Marina da diverse regioni. E anche in quel caso a farne le spese ignari acquirenti di telefonini e strumenti musicali. Per loro, però, niente agrumi e nessun altro “regalo”, perché le somme degli ipotetici acquisti venivano fatte accreditare dal gruppo prima dell’invio, per cui venivano fagocitate senza neanche il fastidio di spedire un pacco.

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