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Tropea e le «frequentazioni con i clan»

Tropea e le «frequentazioni con i clan»

Tropea

È stata notificata ieri al Comune di Tropea la relazione del ministero dell’Interno, firmata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, contenente le motivazioni dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale. «All’esito dell'indagine ispettiva – si legge nel documento – si dà atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento del Consiglio».

Diciannove pagine in cui viene esaminato l’intero andamento gestionale dell’amministrazione, la cornice criminale ed il contesto dell’ente, con «particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria». Il documento a firma del ministro dell’Interno Angelino Alfano, che incorpora la relazione inviata a Roma dal prefetto di Vibo Valentia Carmelo Casabona, evidenzia «la sussistenza di rapporti di parentela e/o di frequentazione di alcuni amministratori e dipendenti comunali con persone affiliate o collegate ai clan La Rosa di Tropea e Mancuso di Limbadi». In particolare, «accertati rapporti di parentela dell'’ex vicesindaco Domenico Tropeano con soggetti legati al contesto criminale del territorio». Citati anche diversi componenti dell’ufficio tecnico coinvolti in molteplici operazioni antimafia. Il documento, che evidenzia la forte presenza sul territorio del clan Mancuso, attraverso la consorteria tropeana dei La Rosa, cita anche l'ex primo cittadino Giuseppe Rodolico. «Dagli accertamenti effettuati, è emerso che il sindaco è primo cugino con avvocato penalista indagato (poi prosciolto ndc) nell’ambito della procedura penale della direzione distrettuale antimafia della Procura della repubblica di Salerno per corruzione in atti giudiziari e falsità ideologica aggravate dalle modalità mafiose, alfine di agevolare il clan Mancuso di Limbadi». A carico di Rodolico, sono emerse una serie di risultanze che, dal 1987 al 2013 abbracciano una serie di presunti illeciti inerenti anche la sua pregressa attività politico-amministrativa. Contestati anche i lavori di somma urgenza di località Gurnella, i cui fondi pubblici da quanto emerso «sono stati dirottati a ditte vicine ad espressioni del contesto criminale locale e non».

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