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Due Mancuso coinvolti
nella sparatoria stile Far West

Due Mancuso coinvolti nella sparatoria stile Far West

Storie di zii e di nipoti, gli uni e gli altri quasi coetanei, che si ripetono nel tempo. Storie di zii e nipoti con lo stesso nome e cognome. Storie che in un modo o in un altro riportano a Limbadi in una sorta di “regola” non scritta e che oggi si incrociano a San Gregorio d’Ippona, centro del Vibonese all’alba di sabato scorso trasformato in Far West.

Una sparatoria per la quale due giovani sono stati sottoposti a fermo dai carabinieri del Comando provinciale ai quali, ieri mattina, entrambi si sono presentati, accompagnati dall’avv. Francesco Sabatino. Due giovani – zio e nipote – con nomi pesanti: Luigi Mancuso, 24 anni figlio del boss Giuseppe (Peppe) Mancuso, alias ‘Mbrogghjia, 67 anni, condannato all’ergastolo e attualmente detenuto in regime di 41 bis e Giuseppe Mancuso, di 21 figlio di Domenico (Mico) Mancuso, a sua volta figlio di Peppe. E nel caso dei due giovani rampolli del clan di Limbadi la storia sembra ricalcare alla perfezione il copione di famiglia. Entrambi, infatti, portano i nomi di due figure di primo piano della cosca, ovvero del boss Luigi Mancuso, di 62 anni, resosi irreperibile dopo la scarcerazione a seguito di una lunga detenzione e del boss Peppe (padre e nonno dei due ventenni arrestati).

Tentato omicidio, detenzione di armi, spari in luogo pubblico e danneggiamento i reati ipotizzati nei confronti dei due giovani i quali ieri pomeriggio sono stati interrogati dai pm Michele Sirgiovanni e Barbara Buonanno avvalendosi della facoltà di non rispondere. La difesa si è riservata di fornire elementi in sede di convalida del fermo.

Entrambi gli indagati avrebbero preso parte alla sparatoria per i vicoli di San Gregorio d’Ippona disseminandoli di bossoli. Oltre 43, infatti, sono stati quelli repertati dai carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche. Un conflitto a fuoco in piena regola il cui movente rimane al momento un mistero. Sta di fatto che nelle ore successive allo scontro armato i carabinieri della Compagnia – guidata dal cap. Piermarco Borettaz – e quelli della Stazione di San Gregorio una visita in casa di Luigi e Giuseppe Mancuso junior l’avevano fatta procedendo anche al sequestro di alcune autovetture e, in particolare, rinvenendo all’interno di una – una Fiat Panda che sarebbe in uso a Luigi Mancuso – tracce di sangue sul sedile posteriore. Auto rinvenuta a Pizzo dai carabinieri della locale Stazione. Rimane ora da accertarte se il sangue sia di uno dei due giovani fermati, oppure appartenga a qualche altra persona che si trovava con loro.

Obiettivo degli inquirenti, comunque, è capire cosa in realtà sia avvenuto, visto che al momento l’unico dato certo è la sparatoria, a cui avrebbero preso parte almeno quattro persone. Sta di fatto che altro aspetto da chiarire è quello legato all’identità degli avversari dei due ventenni fermati i quali, dopo la lite che sarebbe scoppiata prima della sparatoria in un locale pubblico dell’hinterland di San Gregorio, potrebbero aver raggiunto i Mancuso per regolare qualche conto rimasto in sospeso.

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