Il pentito ormai da mesi dichiara e la Dda annota e riscontra. Un lavoro non facile considerato che molti dei fatti di sangue di cui parla Andrea Mantella (alias ‘A Guscia) si riferiscono a oltre un decennio fa. Tuttavia gli investigatori non mollano e si va avanti incrociando i dati già a disposizione con i nuovi elementi forniti dal collaboratore. E dalla mole di dichiarazioni si intuisce che si è ancora all’inizio e l’operazione “Conquista” – sferrata mercoledì da carabinieri e Dda contro il clan Bonavota di Sant’Onofrio – rappresenta un primo step.
Nell’ordinanza di fermo emessa dal sostituto procuratore distrettuale Camillo Falvo a carico di sei indagati (cinque dei quali catturati e uno irreperibile) le dichiarazioni di Mantella portano oltre gli omicidi di Raffaele Cracolici (alias Lele Palermo) e di Domenico Di Leo (noto come Micu ‘i Catalanu) – avvenuti nel 2004 a distanza di due mesi l’uno dall’altro – e aprono squarci su altri due agguati (a Domenico Belsito e ad Alfredo Cracolici) e raccontano spaccati dell’universo criminale vibonese e delle frizioni tra i gruppi all’ombra di loschi affari. E ci sarebbe stato chi – nello specifico Rocco Anello – avrebbe fatto la voce grossa anche con i Mancuso di Limbadi.
E se Mantella parla delle mire espansionistiche sull’area commerciale di Maierato – da parte dei Cracolici, dei Bonavota e degli Anello – a essere più esplicito in proposito sarebbe stato Pasquale Bonavota (ritenuto al vertice della cosca santonofrese). Da un suo colloquio con un altra persona – avvenuto il 16 ottobre del 2002 e intercettato dai carabinieri – per gli inquirenti emergono «palesemente le cointeressenze criminali tra il gruppo Bonavota e il gruppo Anello nell’area geografica da sempre di influenza della famiglia di ‘ndrangheta facente capo ai Cracolici di Maierato».
Nel corso della conversazione Pasquale Bonavota parla della realizzazione di una gelateria all’interno di un villaggio turistico – gli intercettati parlano del Garden – al confine tra i territori di Pizzo e Lamezia: «...io l’ho già chiuso il fatto dei giochi per il prossimo anno, fanno i giochi, fanno una gelateria, lì dentro mio fratello Mimmo e Francesco Fortuna...fanno tutto...». Poi in un cero qual modo spiega il suo interesse per le attività nel villaggio: «...già ho chiuso, ho detto mannaia Rocco Anello si prende 100 milioni all’anno là di mazzette, sono andato con lui l’altro giorno, diglielo a Mimmo ‘u Bambolo e abbiamo fatto quello che abbiamo voluto». Relativamente alla realizzazione della gelateria Pasquale Bonavota nel corso del colloquio intercettato precisa al suo interlocutore: «La fa Rocco Anello con mio fratello Mimmo e con Francesco, per fare che...da sopra alla Nazionale fino a là sotto a Lamezia, Acconia... a tutte le parti c’è lui...non si muove foglia se non vuole lui, non Stillitani e non nessuno...me l’ha detto chiaro chiaro a me...e glielo ha detto davanti a me chiaro chiaro ai Mancuso».
Secondo quanto detto da Pasquale Bonavota durante la conversazione, un giorno i Mancuso sarebbero andanti «là sotto» e uno di loro avrebbe detto ad Anello: «Rocco vedi che adesso si sta facendo un altro campeggio...Poi – aggiunge Bonavota – loro se ne sono andati in una stanza...poi si sono arrabbiati e io li ho sentiti». Uno dei Mancuso avrebbe detto ad Anello che avrebbero dovuto parlare di quel lavoro «perché gli interessa a Luni» e avrebbero «dovuto aggiustarsi». E a questo punto Anello, secondo Bonavota, avrebbe risposto con tono autoritario: «A chi gli interessa? Qui a Pizzo si interessa Luni?...Mi interessa a me! E se volete venire voi vi faccio qualche favore per rispetto...non che mi fate voi il favore a me a Pizzo...allora qua avete sbagliato proprio strada...vedi che è uscito Rocco Anello e non è più carcerato lo sai? Gli devi dire a Luni che qua a Pizzo...di qua Acconia...Filadelfia, Polia e Angitola se la vede Rocco Anello e se vuole venire deve venire a bussare a lui...non che io vengo a bussare a voi! Voi venite da me mi dite quello che volete e io decido se vi devo fare il favore...».
Fatti di sangue e dinamiche ‘ndranghetiste messi nero su bianco dai carabinieri di Vibo e dalla Dda di Catanzaro che, attraverso l’indagine “Conquista” riscrivono e ricostruiscono la scalata dei Bonavota di Sant’Onofrio ai vertici della nomenklatura ‘ndranghetista. Un’indagine che, anche grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella e prima ancora quelle di Francesco Michienzi, ha consentito di fare luce su alcuni fatti di sangue risalenti a 12 anni fa.
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