Vincenzo ha 39 anni, Giovanni ne ha 23 e Teresa 30. Sono giovani che hanno deciso di darsi una seconda opportunità, l’ultima per poter ritornare a vivere. Ad accomunarli storie di dipendenza da droga ed alcol.
Vivono nella comunità terapeutica “Fandango”, chi da pochi mesi, chi da un anno e solo ora si rendono realmente conto del circolo vizioso in cui sono entrati per quella maledetta bastarda: l’eroina. Hanno perso tutto. L’affetto dei propri cari, la dignità, la libertà, ed hanno visto morire i loro amici.
Hanno raccontato le loro esperienze nell’ambito di un progetto che la comunità “Fandango” e la cooperativa “Delta” portano avanti da quindici anni con l’Itc De Fazio, che ha sempre dimostrato grande disponibilità. «Collaboriamo anche con altri istituti della città», ha raccontato Valeria Mastroianni, assistente sociale e responsabile della comunità d’accoglienza, «però ce ne sono ancora alcuni che negano l’esistenza del problema dentro le scuole o preferiscono altri canali per fare prevenzione.
C’è molta diffidenza. Il nostro è un progetto gratuito, una valida opportunità di dialogo con i giovani sugli usi, gli abusi e le dipendenze, la nostra è una comunità aperta al territorio».
Attraverso questo progetto è stato possibile ricostruire anche uno spaccato del popolo giovanile delle notti lametine. «Se non bevi sei un disadattato, questa è l’ultima tendenza», ha spiegato ancora la Mastroianni, «bere fino a stare male, perché aiuta a socializzare, a superare paure e timidezza».
Ancora: «Grande clamore ha suscitato la notizia sull’utilizzo di Mdma, l’ectasy tra i minorenni della città, ma sappiamo benissimo che non si tratta d’una novità, gli spacciatori sono ovunque, è facile procurarsi ogni tipo di droga. Gli “sputapalline” sono davanti alle scuole, alla fermata dell’autobus o nelle piazze più frequentate della movida».
Non sempre le dipendenze sono legate ad un disagio familiare, Teresa per esempio ha raccontato di appartenere ad una famiglia unita e sana. Ha iniziato con l’ecstasy a 15 anni in discoteca per arrivare a bucarsi a 18. «La botta dell’ecstasy è talmente forte», ha raccontato, «che ti frastorna, e quando l’effetto finisce hai bisogno di qualcosa per riprenderti; di solito cominci a fumare oppio o eroina, e quando scopri l’eroina non hai bisogno di nient’altro».
E i genitori non si sono accorti mai di nulla? «No, mai, perché i genitori sono sempre gli ultimi a capire che c’è un problema diverso dalla semplice crisi adolescenziale, continuano a vedere i figli come delle vittime. La dipendenza ti fa diventare bugiardo cronico e molto credibile».