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Morto per un selfie? La verità è nello smartphone

Morto per un selfie? La verità è nello smartphone

SOVERATO

Tutti invocano il silenzio ma nessuno sembra riuscire ad osservarlo a Soverato dove, a due giorni dal tragico incidente ferroviario in cui ha perso la vita il giovane Leandro Celia, travolto da un treno in corsa, si continua a discutere sulle cause che hanno determinato la tragedia. E ci si interroga sulla possibilità che sia stata l’imprudenza d’un gioco o - come ventilato nell’immediatezza - la voglia di un selfie estremo a spingere sui binari Leandro e i suoi compagni; o, infine, la convinzione di trovare una scorciatoia per raggiungere dal centro di Montepaone la vicina Soverato.

Così a Soverato circolano le prime immagini degli autoscatti che la giovane vittima ha realizzato con un amico nei mesi precedenti all’incidente; foto ostentate su facebook come prova di coraggio per il rischio corso, tutto al fine di ottenere l’ammirazione dei compagni, pronti ad accordarla. Elementi che però per gli inquirenti potrebbero non avere alcun significato considerando la possibilità di inclinare l’obiettivo per fornire una prospettiva falsamente estrema, come del resto ha confermato lo stesso amico ritratto con Leandro nelle immagini in questione. È lui a spiegare che gli scatti sottotitolati come “pericolosi” siano stati in realtà realizzati all’interno di una recinzione, in sicurezza e non sul tetto come indicato dall’hashtag che le accompagna.

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