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"Il boss era al bar", arresto non convalidato

"Il boss era al bar", arresto non convalidato

Il boss non era in osteria e, tantomeno, in una bettola, bensì al bar, un locale piuttosto tranquillo, per sorseggiare un caffè in compagnia di una conoscente... Pertanto il giudice ha ritenuto che Francesco Mancuso, (alias Tabacco) indicato tra le figure apicali della consorteria di Limbadi non ha violato le regole imposte dalla sorveglianza speciale. Alla luce di ciò il giudice Pia Sordetti non ha convalidato il fermo effettuato dai carabinieri della stazione di Limbadi e rimesso in libertà Mancuso.

A fare osservare tali particolari nel corso dell’udienza di convalida, tenutasi ieri mattina, è stato l’avvocato Giuseppe Di Renzo il quale non ha mancato di evidenziare che il locale dove intorno alle 15 di domenica scorsa Francesco Mancuso si era recato non era nemmeno frequentato da pregiudicati. Allo stesso modo il legale, nel chiedere la non convalida del fermo, ha evidenziato che non vi erano i presupposti minimi per applicare una misura cautelare per come chiesto, invece, dal pm di udienza sul presupposto che Francesco Mancuso avrebbe invece violato la sorveglianza speciale.

Francesco Mancuso, 60 anni, nel 2003 è stato coinvolto insieme a tanti altri esponenti dell’omonima cosca nell’operazione denominata “Dinasty Affari di famiglia”. Finito sotto processo al termine di quel procedimento il boss è stato condannato a 12 anni di reclusione, scontati quasi tutti in carcere. Due anni fa sempre Francesco Mancuso era stato arrestato con la medesima ipotesi di reato. E anche in quell’occasione il boss, sempre difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo, riuscì a farla franca. Il giudice Lorenzo Barracco, il 20 ottobre dello scorso anno dichiarò il «non luogo a procedere perché il fatto non sussiste». La presunta violazione risaliva all’anno precedente quando nel corso di un controllo i carabinieri di Limbadi bussarono nella notte al citofono di casa di Francesco Mancuso per un controllo ma non rispose nessuno. La difesa in aula ha dimostrato che il citofono non era funzionante perché da alcuni giorni era in riparazione.

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