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’Ndrine del basso Jonio, sei condanne

’Ndrine del basso Jonio, sei condanne

Catanzaro

Sei condanne, due delle quali per associazione mafiosa confermate sulle cinque richieste e due rimodulazioni di pena, e sei assoluzioni.

Si conclude così, davanti alla Corte d’appello di Catanzaro, il secondo grado di giudizio scaturito dall’inchiesta “Itaca Free Boat” che nel luglio 2013 ha portato la Dda del capoluogo calabrese a colpire gli interessi del clan Gallace-Gallelli, operativo sulla costa jonica del catanzarese, tra Badolato e Guardavalle, e con ramificazioni nel Lazio e in Lombardia. Oltre a quella associativa, tra le figure di reato ipotizzate all’epoca dalla Procura anche estorsioni a strutture turistiche e traffico di armi, con influenze per il controllo del porto turistico di Badolato e infiltrazioni nello stesso Comune; accuse che hanno portato poi all’apertura di altri filoni giudiziari.

Due settimane fa la procura generale, con il sostituto Salvatore Di Maio, ha chiesto condanne per quasi 90 anni di reclusione. Sentite le arringhe difensive, ieri il collegio (Cosentino, Garofalo e Saraco) ha tirato le somme. La condanna per il reato associativo è stata confermata a carico di Francesco Aloi (sei anni) e Cosimo Damiano Gallace (sei anni); dallo stesso capo d’accusa sono stati assolti per non aver commesso il fatto Antonio Cicino (difeso dall’avv. Vincenzo Cicino), che in primo grado era stato condannato a 5 anni e 4 mesi, e Vincenzo Vitale (difeso dagli avvocati Nicola Cantafora, Salvatore Staiano e Natale Ferraiuolo), la cui pena di sei anni in primo grado è stata rideterminata in 4 anni e 2.000 euro di multa, ma per un altro capo d’accusa.

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