Si preannunciano nuovi disagi per i collegamenti tra i centri del comprensorio dell’Angitola e lo snodo autostradale. Da ieri è infatti le transenne sbarrano l’ex statale 110 (oggi sp 93) all’altezza del ristorante “Borgo sul lago”, in località Giglioli-Rocca, proprio dove il 31 marzo dello scorso anno si verificò un cedimento dell’asfalto.
La strada è stata posta sotto sequestro su disposizione della Procura di Vibo Valentia che ha anche iscritto nel registro degli indagati l’ex dirigente della Provincia, Giacomo Consoli, e i tecnici Francesco Tulino e Antonio Francolino. Sono accusati, in concorso tra loro, di aver causato quella frana e di aver attentato alla sicurezza dei trasporti.
Nella serata di ieri, l’Anas ha provveduto a chiudere la strada con barriere jersey: oggi lungo tutta l’arteria sarà installata la segnaletica indicante i percorsi alternativi che sono stati già individuati. La viabilità in direzione Angitola-Serra San Bruno è stata deviata sulla statale 18 per Pizzo, sulla provinciale 5 Pizzo-Maierato, e sulla provinciale 3 Maierato-Angitola. Stesso percorso, ma in senso inverso, per chi è diretto invece all’Angitola.
A eseguire materialmente il provvedimento della Procura è stata la Guardia di Finanza di Vibo Valentia, raggiunta nel pomeriggio sul posto anche dal tecnico della Provincia, Giuseppe Mari.
Il procuratore Bruno Giordano e il sostituto Claudia Colucci, che stanno indagando sul dissesto di questo tratto di strada, ritengono che Tulino, Consoli e Francolino abbiano omesso di effettuare tutti gli studi sul territorio e i relativi progetti al momento di procedere al ripristino della strada provinciale. I magistrati si sono avvalsi di una perizia stilata da un consulente tecnico, l’ingegnere Contartese, che avrebbe evidenziato come sussistano ancora pericoli lungo questo tratto di strada, pericoli che aumentano anche per la segnaletica, definita «carente», soprattutto nelle ore notturne e nelle giornate piovose. Da qui la necessità di procedere alla chiusura della strada che è stata eseguita ieri dalla Guardia di Finanza. Rimarrà interdetta alla circolazione sino a quando non saranno rimosse le criticità che non la rendono sicura per il traffico di mezzi e persone.
Lungo quel tratto di strada, già dal 2011, come anche evidenziato dal Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Reggio Calabria e dalla Guardia di Finanza di Vibo Valentia, si sono verificati a più riprese fenomeni naturali che avevano ripercussioni sul manto stradale. Gli interventi eseguiti dalla Provincia, secondo la perizia del consulente, non sarebbero stati sufficienti a garantire le condizioni di sicurezza e a evitare il ripetersi di situazioni critiche. In particolare, sono risultate «sotto dimensionate e prive di manutenzione» le cunette laterali alla carreggiata e i tombini. E proprio il sistema di drenaggio delle acque piovane sarebbe la causa dello smottamento del 31 marzo 2016. Il funzionamento delle cunette definito «non corretto» e il tombino «deteriorato» e di dimensione «non sufficiente» avrebbero generato le infiltrazioni di acqua nel terreno che sono alla base del dissesto stradale.
Gli interventi successivi, sempre secondo la perizia consegnata alla Procura, avrebbero poi causato l’ostruzione dello stesso tombino, con il «pericolo concreto» di «nuovi crolli» che potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza degli automobilisti. Amministratore giudiziario del tratto di strada posto sotto sequestro è stato nominato il presidente della Provincia, Andrea Niglia. Gli indagati potranno ora far pervenire alla Procura delle memorie o chiedere di essere ascoltati per chiarire gli aspetti loro contestati.
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