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Il racket delle estorsioni ritorna alla carica a Vibo

Il racket delle estorsioni ritorna alla carica a Vibo

La violenza criminale non si ferma e lancia una sfida a tutto campo. L’altra notte gli emissari del racket sono tornati a colpire a Vibo Valentia a distanza di circa due settimane dai colpi di pistola sparati in pieno giorno all’indirizzo degli operai della Cooper Poro. Questa volta a finire sotto tiro un imprenditore operante nel settore delle forniture ospedaliere. Ignoti hanno dato alle fiamme il furgone della sua azienda, la For Hospital Srl, con sede in via Croce Nivera, nella parte alta della città. A limitare i danni è stato il pronto intervento dei vigili del fuoco che sono riusciti a spegnere le fiamme prima ancora che il fuoco avvolgesse tutto il mezzo. Vincenzo Bruni, 51 anni, amministratore della For Hospital, di fronte all’ennesimo attentato messo in atto ai danni della sua azienda è apparso amareggiato e davanti al suo furgone quasi distrutto ha ammesso: «Ora comincio a meditare di andare via... Non si può continuare a lavorare in questa realtà sempre con il timore che prima o poi qualcosa possa accadere...». A settembre scorso un altro avvertimento: i malviventi gli avevano fatto trovare una bottiglia contenente liquido infiammabile sul furgone. «In questi mesi nessuno s’è fatto avanti, nessuna richiesta estorsiva», dice Bruni che ieri mattina s’è presentato in Questura ancora una volta per denunciare l’accaduto. «Ho fiducia nelle forze dell’ordine e nel loro operato – afferma – ma ritengo che da sole non basteranno a bloccare la criminalità. Qui serve la reazione dei cittadini, tutti insieme, compatti, per liberare una volta per tutte la nostra terra da questa piaga che continua ad espandersi e divorare giorno dopo giorno ogni possibilità di sviluppo...».

Vincenzo Bruni, che ha trascorso parecchio tempo pure in America, è rientrato in città da molti anni portandosi dietro un bagaglio di esperienze importanti che gli hanno permesso di mettere in piedi un’azienda di primo ordine al punto di arrivare a conquistare la fiducia di Aziende sanitarie e ospedaliere nelle forniture di apparecchi medicali, apparecchi scientifici, ausilii per disabili, arredi per uffici, studi medici, attrezzature per le Rsa e le case di cura. Le prime minacce però risalgono a otto anni fa. «In quell’occasione – ricorda l’imprenditore – avevamo la sede in via Lacquari –. Ho ricevuto delle telefonate anonime minacciose... mi chiedevano la mazzetta; poi sono seguiti altri avvertimenti sempre con bottigliette e proiettili. Ma non ho mai ceduto, non ho mai incontrato nessuno, mi sono sempre presentato puntualmente alla polizia per denunciare». Ora, dopo l’ennesimo attentato, Bruni è piuttosto scoraggiato: «Le confesso che avevo programmato di aprire altri punti vendita a Nicotera e Tropea ma visto come stanno andando le cose è preferibile rivedere questa decisione».

Sul piano strettamente investigativo sarà difficile poter risalire agli autori dell’attentato. Nella zona non ci sono telecamere, come in nessun’altra parte della città. «Un peccato – dice Bruni – perché il furgone in precedenza veniva sempre parcheggiato davanti all’ingresso del mio deposito, quindi sotto la copertura delle mie telecamere di sorveglianza. Ma sono stato costretto a spostarlo dopo la multa della Polizia Municipale; eppure siamo in una stradina di periferia dove non passa quasi nessuno durante il giorno... le lascio immaginare durante la notte. Da questo punto di vista debbo ringraziare quel vigile particolarmente attento nei miei confronti».

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