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Natuzza, manovre dietro la beatificazione?

Natuzza, manovre dietro la beatificazione?

«Natuzza, santa subito» gridavano tra le lacrime i devoti otto anni fa, durante i funerali della mistica di Paravati. Un percorso che però, a distanza di tempo, anziché accorciarsi sembra allungarsi. Intanto nello stupore generale dei fedeli la chiesa, fortemente voluta da Natuzza, sebbene completata da oltre un anno non è stata ancora consacrata, mentre una sorta di braccio di ferro si sarebbe innescato tra il vescovo e la Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” – definita dalla mistica la sua “sesta figlia, la più amata” – in merito allo Statuto.

Insomma un percorso difficile sul cui sfondo si delineano altre vicende e probabilmente anche le tensioni a livello Vaticano, anche se la mente di tutti è rivolta soprattutto alle parole che, domenica 14 maggio, hanno gelato gli entusiasmi. A pronunciarle il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo il quale durante l’omelia ha fatto riferimento a dubbi e perplessità che ostacolerebbero il riconoscimento delle virtù eroiche di Natuzza Evolo. «Per quanto straordinaria sia stata la sua vita e la sua spiritualità – ha detto il presule – alla Congregazione per la dottrina della fede permangono diversi dubbi e perplessità che sto cercando con i denti di risolvere. Certamente ci riusciremo, ma ci vuole tempo».

Parole di un certo peso che aprono il campo a diversi interrogativi. Primo fra tutti quello del riferimento alla Congregazione per la dottrina della fede che si fa avanti oggi e che però non è competente per il riconoscimento delle virtù eroiche e quindi per la beatificazione. Il compito, infatti, spetta alla Congregazione delle cause dei santi e non risulta che quest’ultima abbia espresso dubbi o perplessità sull’esperienza mistica e sull’operato di Mamma Natuzza. Tutt’altro considerato che Josè Saraiva Martins, che è stato prefetto della stessa Congregazione dal 2001 al 2008, è stato tra i numerosi cardinali che, ancora vivente Natuzza, vennero a parlare con lei. Inoltre in occasione del primo raduno dei cenacoli di preghiera dopo la morte della mistica, l’allora Segretario di Stato Tarcisio Bartone mandò un messaggio di appoggio e sprone a continuare nella preghiera mariana nel solco dell’esempio lasciato da Natuzza.

Resta quindi l’interrogativo sul motivo per il quale mons. Renzo abbia fatto riferimento alla Congregazione per la dottrina della fede. Un argomento che aprirebbe un capitolo più ampio, forse tanto da lambire le sedi vaticane e che comunque si collegherebbe al decreto dello stesso vescovo – l’annuncio è stato dato sempre domenica 14 maggio dal presidente della Fondazione, don Pasquale Barone – con cui viene annullata la celebrazione della “Giornata della promessa” in programma per il prossimo 26 luglio. Ricorrenza che oggi avrebbe messo sul chivalà la Congregazione per la dottrina della fede che avrebbe scritto al vescovo per inibire la “Giornata della promessa” celebrata dopo la morte di Natuzza per ricordare un evento del 1940, quando la mistica, allora sedicenne, colpita da una forma inspiegabile di catalessi, prese l’impegno di consolare il Signore portando a Lui le anime. In pratica la Congregazione per la dottrina della fede riterrebbe questa festività inaccettabile e nociva in quanto porrebbe in luce la facoltà di Natuzza, della quale non sono state riconosciute neppure le virtù eroiche, di prevedere il futuro. Cautela che sarebbe probabilmente comprensibile se non fosse per il fatto che Natuzza Evolo in tutta la sua vita non ha mai detto di essere in grado di vedere in anticipo gli eventi, anzi l’ha sempre negato: «Il futuro è nelle mani di Dio, io sono un verme della terra, posso solo pregare», le sue parole.

Inoltre c’è chi ritiene che l’obiezione sollevata dalla Congregazione non avrebbe senso perché la promessa che si ricorda è quella che fece Natuzza al Signore di adoperarsi per avvicinare quante più anime possibili a Lui, attraverso la preghiera e l’offerta delle proprie sofferenze secondo la logica spirituale del culto mariano, tra l’altro ribadita a Fatima da Papa Francesco.

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